Una delle vette più bizzarre della Campania domina i valloni, i paesi e il litorale di Ischia. Anche se la quota è di soli 798 metri, il Monte Epomeo culmina in un crinale irto di torrioni di tenera roccia vulcanica, precipita con pareti e canaloni verso Casamicciola, Lacco Ameno e Forio, offre un panorama che abbraccia il Circeo, Ventotene e Ponza, l’arco del Golfo di Napoli a iniziare da Procida e dal Capo Miseno, e raggiunge nell’entroterra il Matese, il Vesuvio e il Taburno.

Anche se le ultime eruzioni risalgono a migliaia di anni or sono, Ischia e l’Epomeo rientrano ancora nell’elenco dei vulcani attivi italiani sorvegliati dall’Osservatorio Vesuviano e dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

Oltre alle sorgenti calde sfruttate da secoli dagli stabilimenti termali, numerosi crateri secondari testimoniano dell’antica attività vulcanica dell’isola. Anche l’insenatura di Ischia Porto è un cratere, collegato al mare aperto da un canale scavato nel 1854 per volontà di Ferdinando II di Borbone.

Non si incontrano sorgenti calde o fumarole, invece, nella piacevole salita a piedi verso le rocce dell’Epomeo, che inizia da Serrara Fontana, richiede circa un’ora di cammino e segue per la prima parte una strada e nella seconda un antico e suggestivo viottolo scavato nei lastroni rocciosi, e che offre panorami via via più vasti. Una grotta a pochi metri dalla cima più alta ospita la chiesa di San Nicola, scavata nella roccia nel 1459 al posto di un luogo di culto più antico.

Il paesaggio dell’Epomeo si è trasformato dei secoli. In passato i campi di cereali salivano fino ai piedi degli spuntoni sommitali, più tardi il versante meridionale della montagna è stato occupato da boschi cedui di castagno. In epoche recenti si sono diffusi i vigneti. Nonostante secoli di caccia, nidificano ancora a Ischia il cuculo, l’upupa, il falco pellegrino e il gheppio. Tra le rarità botaniche spiccano le felci tropicali Woodwardia radicans e Pteris vittata.

Il sentiero per salire all’Epomeo inizia nel centro di Fontana ed è indicato da eleganti segnavia di maiolica. In discesa, dal lastrone con gradini, si può seguire un ripido percorso segnato che si abbassa nel fittissimo bosco tra l’Epomeo e il Monte Nuovo e conduce a Casamicciola, a Forio o a Lacco Ameno.

  • Dislivello: 330 metri
  • Tempo: 1.45 ore a/r
  • Difficoltà: T
  • Periodo consigliato: tutto l’anno

Il borgo di Serrara Fontana (425 m) si raggiunge in auto o in bus lungo la strada che compie il periplo di Ischia. Il percorso per l’Epomeo è indicato da cartelli e da eleganti segnavia di maiolica.

A piedi, dopo aver superato le ultime case del paese, si sbuca su una strada asfaltata, e la si segue a tornanti, facendo un po’ di attenzione alle auto (la strada è aperta al traffico), fino a un bivio nei pressi di un ristorante. Qui in estate i muli e i loro conducenti attendono i visitatori più pigri.

Dopo aver lasciato a destra la diramazione che porta a un impianto militare, si continua a salire per una stradina incassata che attraversa un castagneto e poi per un sentiero che gli innumerevoli passaggi e la pioggia hanno inciso profondamente nel terreno.

Alla fine di questo tratto si sbuca su un lastrone di roccia chiara, si superano degli scalini artificiali, ci si affaccia sul torrione della Pietra dell’Acqua e si riprende a salire tra splendide ginestre in direzione della cima. Un tratto inciso nella roccia porta a un bivio dove si lasciano a sinistra gli ultimi vigneti, e poi a due ristoranti costruiti sfruttando le terrazze e le cavità della montagna.

Per salire ai 798 metri del punto più alto dell’Epomeo, dove sono una panchina incisa nella roccia e il segnale trigonometrico dell’IGM, occorre salire sulla cresta per un breve sentierino a gradini che richiede un minimo di abitudine ai luoghi esposti.

Occorre chiedere il permesso, invece, per traversare il ristorante La Grotta e continuare a mezza costa fino a un altro sensazionale belvedere, affiancato da splendidi torrioni rocciosi e affacciato sui profondi valloni che scendono a Casamicciola e Lacco Ameno. Nella chiesetta di San Nicola ha vissuto nel Settecento come eremita Giuseppe D’Argout, l’ex-comandante della guarnigione del Castello Aragonese. La salita richiede 1 ora di cammino, in discesa sono sufficienti 0.45 ore.