Due centri dell’Abruzzo aquilano, nei giorni scorsi, sono arrivati in prima pagina. Opi, nell’alta valle del Sangro, è diventata famosa in tutta Italia un anno fa grazie a “Un mondo a parte”, un poetico film di Riccardo Milani con Virginia Raffaele e Antonio Albanese. Da allora, il borgo ai piedi del Monte Marsicano è il simbolo di un mondo sull’orlo del definitivo abbandono.

Ma i giochi non sono ancora fatti. Qualche giorno fa, su “Repubblica”, Maria Novella De Luca ha raccontato che a Opi oggi vivono quattro bambine e bambini di età comprese tra un mese e un anno. I loro genitori hanno scelto di restare (o tornare) in paese, l’atmosfera sta cambiando, tra qualche anno potrebbe perfino riaprire un asilo.  

Roccaraso, la più nota stazione sciistica d’Abruzzo, quest’anno sembra avviata a una stagione con numeri da record negli alberghi, sugli impianti di risalita e sulle piste. Domenica scorsa, però, è stata presa d’assalto da una folla impossibile da gestire, che non ha portato benefici economici e ha danneggiato l’immagine del paese.

Dalle 8 del mattino, circa diecimila persone arrivate da Napoli e dal resto della Campania su un numero ingestibile di pullman (qualcuno ha scritto 220, il sindaco parla di 250, sul “Fatto Quotidiano” si legge 265), oltre a migliaia di sciatori e non arrivati in auto, hanno invaso il paese e gli immediati dintorni.

La statale 17, le vie del paese e le strade che salgono verso gli impianti sono state bloccate da ingorghi spaventosi, bar e ristoranti sono stati presi d’assalto, i prati innevati accanto al centro si sono riempiti di persone a passeggio, o che tentavano improbabili discese in slittino.

Alla fine della giornata, mentre gli ingorghi si spostavano verso l’autostrada del Sole e Napoli, i prati, i marciapiede e i piazzali erano decorati da cumuli di immondizie. Chi era salito a sciare al mattino all’Aremogna o al Pratello si è goduto la giornata sulla neve, salvo finire nell’ingorgo al ritorno.

Il sindaco Francesco Di Donato ha parlato di un assalto, e per i prossimi weekend ha chiesto aiuto alla prefettura e all’Esercito. A far aumentare oltre ogni aspettativa i gitanti sono state le gite organizzate da decine di influencer, con milioni di follower su TikTok.

Rita De Crescenzo, tiktoker da 1,7 milioni di follower intervistata dal “Corriere della Sera” si è lamentata con chi ha buttato cartacce e acceso falò sulla neve, e poi se l’è presa con l’amministrazione locale. “Il sindaco deve dare spazio alla povera gente, con mille euro al mese una famiglia normale non può portare i bambini in un albergo su quelle montagne” ha dichiarato.

Opi e Roccaraso, va detto, sono due facce della stessa medaglia. Sorgono alla stessa quota (1250 metri la prima, 1236 la seconda), distano venti chilometri in linea d’aria ma un’ora e mezza in auto, perché in mezzo ci sono i monti Greco e Marsicano. Hanno una storia in larga parte comune, dalla pastorizia transumante all’appartenenza al Regno di Napoli. Ma qui la somiglianza finisce.

Il film di Riccardo Milani è una favola, e ha il diritto di esagerare un po’. Ma Opi, nel Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise, è davvero un borgo che resiste. I 473 abitanti ufficiali scendono a meno della metà d’inverno, c’è un solo albergo (il piacevolissimo La Pieja), chi vuole godere della neve può camminare con le ciaspole o lanciarsi sugli anelli da fondo della Macchiarvana.

Roccaraso, con le vicine Pescocostanzo e Rivisondoli, vanta 24 impianti di risalita e 79 piste di discesa, centinaia di maestri di sci, decine di alberghi e ristoranti anche di livello elevato, come dimostra lo chef Niko Romito, eccellenza del territorio. Gli sciatori arrivano anche da Abruzzo, Puglia e Lazio, ma la zona è da sempre la “montagna di Napoli”.

La Regione Abruzzo, da anni, investe su impianti e innevamento artificiale. Molti sognano una gara della Coppa del Mondo di sci alpino, e nell’attesa si è già disputata qui la Coppa Europa. A Roccaraso, nel lontano 1910, si è disputata la prima gara di sci dell’Appennino. Alla fine del 1943 il paese, caposaldo sulla Linea Gustav, è stato minato e distrutto dai tedeschi. La sua rinascita nel dopoguerra è un’altra bella storia di resilienza.

Trentacinque anni fa, quando l’Abruzzo è diventato la “regione dei Parchi”, economisti e ambientalisti parlavano di estendere al resto dell’Appennino il modello di ecoturismo nato a Civitella Alfedena. E’ accaduto, ma solo in piccolissima parte.

Escursionisti e appassionati della natura e dei borghi hanno portato benessere negli altri centri della valle del Sangro nel Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise, a Caramanico in quello della Maiella, tra Santo Stefano di Sessanio e Calascio sul Gran Sasso. Le storie di successo nel Parco dei Sibillini, tra Umbria e Marche, sono state spazzate via nel 2016 dal terremoto di Amatrice.

Non a caso, negli ultimi anni, l’atmosfera politica e culturale è cambiata. In Abruzzo, nonostante gli impianti in abbandono di Prato Selva, della Tavola Rotonda e di Scanno dimostrino che lo sci non è una panacea universale, la Regione ha finanziato tre nuove seggiovie a Ovindoli. Si parla con insistenza si parla di nuovi impianti a Passo Lanciano e sul versante aquilano del Gran Sasso, e perfino del collegamento Campo Felice-Ovindoli, che devasterebbe il Parco Sirente-Velino.

Opi, ben prima dei visitatori incuriositi dal film di Milani, ha resistito grazie ai camosci e agli orsi del Parco, e alla capacità di fare sistema con Pescasseroli e Civitella Alfedena. Per decine di altri centri, dalle splendide Fano Adriano e Pietracamela del Gran Sasso fino ai borghi dell’alta valle del Volturno, in Molise, tutto questo non è ancora accaduto, e non è detto che possa accadere in futuro.

Come ha ricordato Paolo Martini sul “Fatto Quotidiano”, l’assalto a Roccaraso scatenato dai tiktoker è stato un caso da manuale di overtourism, di turismo eccessivo, paragonabile a Portofino, alle Cinque Terre e a Venezia.

Anche se qualche commento scritto al Nord ha puntato il dito sulle “cavallette napoletane”, l’assalto del 26 gennaio ricorda da vicino quello che accade sulle Alpi soffocate da alberghi di lusso, elicotteri e spa. “Poveri napoletani della sciata mordi-e-fuggi a Roccaraso! Fanno ben più danno le ordinate eleganti folle di sciatori del Nord Europa nelle montagne più blasonate delle Alpi” scrive Martini.

Mi piacerebbe che si potesse trovare una via di mezzo, un compromesso di buonsenso, tra l’austera “restanza” di Opi e l’over (o iper) turismo di Roccaraso. Un po’ di sci di pista, un po’ di ciaspole e fondo, e poi sentieri e animali, boschi e sapori, perfino qualche struttura ricettiva a buon prezzo da affiancare agli hotel a quattro e cinque stelle.

Ci può essere qualche piccola eccezione, ma purtroppo le cose non andranno così. Anche se i Comuni, le Regioni e lo Stato volessero cercare un equilibrio, ci penseranno influencer e tiktoker a scatenare nuove e rovinose invasioni. Forse, invece che a Roccaraso, i prossimi assalti colpiranno il Sestrière, Courmayeur, la Valfurva e persino Cortina.

(da Montagna.tv, 30 gennaio 2025)