Ripida, affollata, faticosa, a tratti anche pericolosa. Della via normale del Corno Grande, la cima più alta del Gran Sasso e dell’Abruzzo, spesso si dice tutto il male possibile. Resta il fatto che questo itinerario che si svolge per un sentiero e poi per dei pendii di rocce e ghiaia è anche il più desiderato dell’intero Appennino, e viene percorso ogni estate da migliaia di persone, più o meno preparate.

I frequenti interventi del Soccorso Alpino dimostrano che molti affrontano il Corno Grande senza avere l’esperienza, l’allenamento e l’equipaggiamento adeguati. Oltre a una buona scorta d’acqua e alla protezione per il sole, sono fondamentali un paio di ottime pedule da trekking o (meglio) di scarponi, per reggersi bene sulle ghiaie, e i bastoncini telescopici da utilizzare per l’equilibrio in discesa. Il casco qui non lo usa nessuno, ma se cadono pietre può salvare la vita. 

Ripeto per l’ennesima volta che la via normale del Corno Grande può essere affrontata senza piccozza e ramponi solo dopo il completo scioglimento della neve (di solito dall’inizio di luglio in poi) nella Conca degli Invalidi, e che l’ultima parte del percorso si svolge su una ripida scarpata di ghiaie e rocce levigate dalla neve e da migliaia di passaggi. In questo tratto è essenziale non far cadere pietre sugli altri escursionisti, e seguire i segnavia che evitano i canalini che convogliano tutto quello che cade dall’alto. I segnavia indicano il percorso più sicuro.

Che altro dire? Se è possibile, è meglio affrontare questo itinerario durante la settimana e non nei weekend. L’altra regola d’oro è di incamminarsi molto presto al mattino per evitare le code. A chi non ama partire con il buio da casa consigliamo di passare la notte in due ottime strutture come il rifugio Duca degli Abruzzi o l’Ostello di Campo Imperatore.

E’ anche importante fare attenzione alle previsioni meteo, e scegliere una giornata di bel tempo stabile. Se il cielo si rannuvola comunque (in montagna capita!) e si iniziano a sentire dei tuoni lontani, si può continuare “per vedere come butta” fino alla Sella del Brecciaio ma non oltre. La scarpata finale, e ancora di più la cresta che porta alla cima, possono essere affrontate solo se il tempo è bello.        

Poi c’è tutto il resto, ovviamente. I panorami verso le altre cime del Gran Sasso, Campo Imperatore e il Tirreno, le suggestioni della storia legate all’ascensione di Francesco De Marchi nel 1573 e al rifugio Garibaldi inaugurato nel 1886, la possibilità di avvistare i camosci che vivono ormai stabilmente alle pendici del Corno Grande. Gli escursionisti più esperti, per raggiungere i 2912 metri della vetta, possono rinunciare alla normale per seguire la Direttissima o la Cresta Ovest, anch’essa descritta in questo sito. Anche su questi itinerari, però, è fondamentale fare la massima attenzione.  

  • Dislivello: 820 m
  • Tempo: 5.30 ore a/r
  • Difficoltà: EE
  • Periodo consigliato: da luglio a settembre

Da Fonte Cerreto si segue la strada di Campo Imperatore fino all’Albergo (2130 m) e al vicino piazzale, sul quale si affaccia anche l’Osservatorio. Si può arrivare anche con la funivia, oppure in auto da Santo Stefano di Sessanio, Castel del Monte e Rigopiano.

Ci si incammina sul viottolo che passa a sinistra dell’Osservatorio e sale verso il rifugio Duca degli Abruzzi. Al primo bivio si va a destra sull’ampio sentiero a mezza costa (segnavia 101) che passa ai piedi della Cresta della Portella, oltrepassa un crinale, traversa per ghiaie e sale a svolte, su terreno ripido, alla Sella di Monte Aquila (2335 m, 0.45 ore).

Qui si lascia a destra l’ampio sentiero che conduce al Monte Aquila, alla Direttissima e alla ferrata del bivacco Bafile, e si segue quello, altrettanto evidente (segnavia 103) che scende a mezza costa nella conca di Campo Pericoli, superando una zona rocciosa e traversando un vallone.

A un bivio si lascia il sentiero che scende a sinistra verso il rifugio Garibaldi e la Val Maone, e si raggiunge la base (2350 m) dello sperone calcareo della Pera. Si riprende a salire in diagonale sulle ghiaie del Brecciaio, superando un paio di tratti franosi e scomodi, fino a uscire sul pianoro della Sella del Brecciaio (2506 m, 0.45 ore), belvedere su Campo Pericoli e il Pizzo d’Intermèsoli.

Da qui il sentiero continua a tornanti, lasciando a sinistra la Ferrata dei Ginepri (ex-Brizio) e a destra il sentiero della cresta Ovest, che offre un itinerario più impegnativo per la cima. Poco più avanti si entrando a mezza costa nella ghiaiosa Conca degli Invalidi, e sulla sinistra appaiono il Corno Piccolo e le Fiamme di Pietra.

Si scende brevemente nella Conca, poi si risale ai piedi del ripidissimo ghiaione che scende dalla Vetta Occidentale. A un bivio (2690 m, 0.30 ore) si incontra il sentiero della via normale del versante di Teramo, che sale dall’Arapietra per il rifugio Franchetti, la Sella dei Due Corni e il Passo del Cannone.

Al bivio si piega a destra, e si inizia a salire direttamente (segnavia 103A), per ghiaie ed elementari placche rocciose. Il percorso è faticoso ma senza vere difficoltà, se (come quasi sempre) ci sono altri escursionisti più in alto è importante non risalire un canalino in cui possono cadere delle pietre, ma tenersi più a sinistra, seguendo i segnavia. 

Un tratto più comodo, in obliquo verso destra, porta a una forcella da cui ci si affaccia sulla conca del Calderone, e sulle vette Orientale e Centrale del Corno Grande. Il sentiero continua sul crinale e poi alla sua destra di questo, lascia a destra i segnavia della cresta Ovest, e continua in diagonale fino alla Vetta Occidentale del Corno Grande (2912 m, 1 ora), dov’è una croce molto amata dagli escursionisti.

Nel panorama spiccano le altre vette del Corno Grande, il Corno Piccolo, la distesa Campo Imperatore e gran parte degli altri massicci dell’Appennino. Spesso si vede il Mare Adriatico. Si scende per la stessa via, facendo molta attenzione nella parte iniziale a non far cadere pietre sugli altri escursionisti. Occorrono 1 ora fino alla Sella del Brecciaio e 1.30 ore da questa all’Albergo.