Dall’Abruzzo, qualche giorno fa, è arrivata una brutta notizia. Il Parco della Majella, che da poco è anche un Geoparco dell’UNESCO, ha varato un corso per guide del Parco, una figura prevista dalla legge-quadro sulle aree protette.
Il bando, giustamente, ha fatto riferimento alle due figure che operano da tempo sul territorio regionale, e cioè gli accompagnatori di media montagna, iscritti al Collegio delle guide alpine, e le guide ambientali escursionistiche.
Le guide alpine, che si ritengono gli unici professionisti abilitati ad accompagnare in montagna, hanno fatto ricorso. Il TAR, allargandosi un bel po’, non solo ha dato loro ragione bloccando il corso della Majella, ma ha anche giudicato illegittimo il lavoro delle guide ambientali.
La vicenda, com’è noto, si trascina da anni tra denunce, ricorsi e sentenze. Non sono un giurista, e non posso dire nulla di utile sulle professioni ordinistiche e non ordinistiche. Però amo e frequento la montagna, per lavoro scrivo delle sue meraviglie e dei suoi problemi, ho cari amici e centinaia di conoscenti che stimo in entrambi gli schieramenti.
Da sempre, faccio un tifo sfegatato per chi ha scelto di fare della montagna e della natura un lavoro, poco importa se come guida, guardiaparco, gestore di rifugio o in altro modo. Poi, anche qui, ci sono i prepotenti e i furbetti, ma questo capita ovunque.
Provo a sintetizzare il problema. In Italia, come nel resto d’Europa, un numero sempre più alto di persone frequenta la montagna e la natura, e molti di loro non hanno la preparazione sufficiente. Lo dimostrano l’affollamento sui sentieri, e anche i dati sugli incidenti (spesso evitabili) e i soccorsi. Il Covid 19, nell’ultimo anno, ha accelerato un fenomeno già in atto.
Di fronte a questo, la legislazione italiana è carente. Le guide alpine, che hanno una tradizione secolare, sono una figura professionale ben definita, altamente qualificata, riconosciuta a livello internazionale. Per le guide che lavorano sui sentieri le cose sono ben diverse.
Gli accompagnatori di media montagna, creati da una legge del 1989, sono stati una figura rivoluzionaria al loro nascere, ma hanno da sempre delle profonde carenze. Sono subordinati alle guide alpine, come se gli infermieri fossero membri di serie B dell’Ordine dei medici. E non possono lavorare sulla neve, nemmeno con le ciaspole ai piedi.
Le guide ambientali escursionistiche, nate “dal basso” intorno ai parchi e alle riserve naturali, hanno intercettato gran parte della domanda di accompagnamento sui sentieri. E, nel corso degli anni, si sono date un percorso di formazione sempre più qualificato.
Da anni, in casi come quello del Parco della Majella e del suo bando, la risposta delle guide alpine alle guide ambientali è stata sempre la stessa. Iscrivetevi ai nostri corsi, e diventate accompagnatori di media montagna.
Una proposta senza senso e oggettivamente provocatoria, non solo per il legittimo orgoglio identitario delle guide ambientali. Ma anche perché, come ho già detto prima, gli accompagnatori sono subordinati in mille modi alle guide alpine, e per legge non possono lavorare sulla neve.
Qualche mese fa, in piena seconda ondata del Covid, ho coniato il termine “italiapiattisti” per il premier Giuseppe Conte e i suoi ministri che hanno completamente ignorato il fatto che centinaia di migliaia di italiani frequentassero sentieri e montagne, con enorme beneficio per la propria salute e per l’economia dei territori, imponendo anche a loro dei divieti costruiti per attività ben diverse.
In materia di accompagnamento sui sentieri, in un Paese civile, si sarebbe dovuto procedere da anni a un riordino delle professioni di montagna, lasciando le guide alpine dove stanno, ma ricostruendo un iter di formazione e un’organizzazione per i professionisti e le professioniste che lavorano sui sentieri, e di cui tutti abbiamo bisogno.
Oggi, com’è ovvio, tutto questo è ancora più urgente. Invece, da molto tempo, chi ci governa a Roma e nelle Regioni si disinteressa del problema, contribuendo a un caos che fa molto male a chi sui sentieri lavora e a chi vi si vuol fare accompagnare in sicurezza.
Una situazione che permette, come tutti i caos, ad accompagnatori non qualificati e non formati di lavorare creando situazioni pericolose. Una situazione che i media, tanto attenti alle discoteche e alle spiagge, ignorano altrettanto bellamente.
Mesi fa, gli “italiapiattisti” erano Conte, i ministri Boccia e Speranza, i funzionari che non scrivevano di escursionismo e alpinismo ma di fumose attività motorie e sportive. Tutti costoro, e questo va riconosciuto, avevano almeno l’attenuante dell’emergenza.
Oggi, in materia di accompagnamento sui sentieri, il Parlamento della Repubblica Italiana e le Regioni dovrebbero darsi da fare per offrire certezze a chi lavora in montagna e in natura. Se lo facessero, produrrebbero sicurezza per chi vuole accostarsi a questi mondi affascinanti ma anche pieni di insidie. Invece i politici nazionali e regionali non lo fanno, ed è una responsabilità molto grave. Cari “italiapiattisti”, cercate di darvi una mossa!
Bravo Stefano, non potevi riassumere meglio la situazione. C’è poco da aggiungere, tranne che NON è una guerra tra poveri, ma un deliberato e arrogante attacco di una parte a danno dell’altra. Di chi continua a urlare “solo io” invece di dire “anche noi”.
È
Ora
Di
FINIRLA!
Pienamente d’accordo
Non ha dichiarato illegittimo il lavoro GAE ma fatto suo il parere del Consiglio di Stato che a seguito del ricorso contro la regione Lombardia ha dichiarato che le Gae possono accompagnare fino ai sentieri E.
Sono Gae ma ho una associazione e lavoro in Tribunale, se vuole può anche sentirmi al 3473007619
Come non essere d’accordo caro Ardito anche perché il concetto è espresso con la consueta chiarezza, semplicità e finalmente bellissimo italiano. Cari saluti e continui…
Triste è il fatto che dei professionisti dell’alpinismo (internazionale) facciano guerra per proteggersi gli interessi sui “sentierini”. Triste e svilente per la professione stessa!
Bellissimo articolo e disamina della situazione attuale della regolamentazzione nell’accompagnamento in “montagna”Condivido in pieno il tuo articolo.
Condivido il suo articolo!
Ho iniziato a fare la guida escursionistica nel 1991, chiesi al presidente delle Guide Alpine di poter fare un corso per gli accompagnatori di media montagna, mi fu risposto che non esistevano. Diventai Guida ambientale e tutt’ ora esercito la professione.
in 30 anni le cose sono cambiate e pongo solo una domanda?
È possibile che le Guide Alpine vogliano fare tutto loro? Ci manca il rafting,e la subacquea.
Oggi secondo me le professioni dovrebbero essere così divise:
Guide Alpine x alpinismo scialpinismo ghiaccio quota, spedizioni su grandi montagne.
Accompagnatori x ferrate,sentieri ciaspole.
Maestri di arrampicata x falesie e multipich sportive.
Guide ambientali x sentieri, ciaspole ma con l’intento della divulgazione ambientale,storiografica e antropologica dei territori.
C’è posto per tutti, basta saper lavorare e gestirsi il marketing necessario.
Forse nel 2021 sarebbe ora di cominciare a capirlo,e,fare leggi competenti davvero in materia.
Per quel che riguarda lo scialpinismo possono farlo anche i maestri di sci
Sono pienamente d’accordo!
Condivido con Massimo Camere, quanto espresso.Italiappiattismo conduce esclusivamente a ďlle vittime innocenti nei sentieri di montagna, ricordo che montagna si definisce un cumolo di pietre, roccia e terra da 601 in su.
Questa guerra dei poveri è un chiaro segno di come si sta vivendo da parte dei professionisti la montagna. Un chiaro segno dei tempi dove non il rispetto, la divisione dei compiti (alpinismo, cordate e arrampicate, alle Guide alpine), educazione ambientale, sentieristica, camminate, trekking alle Guide Ufficiali. Una chiara divisione dei compiti non scritta, tacitamente accordata darebbe una grande immagine di serietà professionale per entrambi. Che tristezza.
Che dire ? Caro Stefano hai ragione… ed è anche forse per questa poca chiarezza legislativa che nascono accompagnatori improvvisati, fuori dalle regole di appartenenza a qualsiasi associazione professionale o sportiva. Questi accompagnatori, sono spesso sprovvisti di un minimo di contratto assicurativo per i loro clienti (grave rischio!)e a fine escursione chiedono solo un “versamento volontario”, senza imporre quote. Tutto rigorosamente in nero e a carico del cliente ovviamente, al quale spesso fanno firmare scarichi di responsabilità non legali, vista la mancata dimostrazione assicurativa. Mi dispiace dire questo, ma credo che sia proprio a causa di questa confusione legislativa che nascono e prolificano queste figure. Grazie per l’interessamento.
Mah, dopo 20 anni in giro per l’Italia come guida e 15 anni in montagna tra bici, trekking, sci, non vedo tutta questa improvvisazione, illegalita’, e accompagnatori improvvisati come vedo lei. Vedo tantissimi professionisti che vogliono fare il loro lavoro e una cricca di ignoranti ex-malgari arricchiti e xenofobi ossessionati dalla paura di tornare ad essere i poveracci che erano con due vacche per uno in mezzo ai monti, impauriti dalla modernita’ e dalla concorrenza, e che vorrebbero dettare legge su tutto e tutti, decidendo chi puo’ e non puo’ lavorare in montagna. La vera mafia sta qui. Fortunatamente, le decine di sentenze, la corte costituzionale ed il consiglio di stato non glielo permettono. Ma loro ci provano comunque.
Sono d’accordissimo