Confesso! Ieri, domenica 8 novembre, sono andato in montagna. Al Terminillo c’erano centinaia di escursionisti, felici di essere lì, attenti e rispettosi, pronti a scansarsi o a mettere la mascherina in caso di incrocio sui punti stretti del sentiero.
Non conosco le motivazioni di ognuno, ovviamente. Ma è chiaro che, insieme alla giornata stupenda, annunziata dalle previsioni meteo, ha contribuito a mettere in moto le persone l’atmosfera da ultima spiaggia (o da ultimo sentiero) prima del lockdown, diffusa dalla politica, dai media e dai virologi che li affollano. Nel weekend scorso, tra il Falzarego e le Tre Cime, era esattamente lo stesso.
Ieri sera e stamattina, in televisione e sui giornali, accanto alle litanie di politici e virologi, e alle accuse di avere imbrogliato sui dati (non siamo alla Casa Bianca di Donald Trump, ma quasi…) ho visto parlare con sdegno della gente che era uscita a passeggiare nella Villa Comunale di Napoli, o a Via del Corso a Roma. Sembrava che uomini, donne e bambini in cerca di una boccata d’aria fossero diventati una masnada di untori. Attendo, ma da qualche parte ci saranno già, prediche analoghe contro il vero o presunto affollamento al Terminillo, a Campo Imperatore, intorno a Cortina o chissà dove.
E’ un modo di fare ridicolo, sgradevole, orrendo. Napoli, Roma, e tutte le città italiane come loro, dispongono di un numero più che sufficiente di vigili, poliziotti e carabinieri per multare i cittadini che hanno comportamenti pericolosi o scorretti. Perché non si è fatto? Venerdì sera ho traversato Roma poco prima del “coprifuoco” delle 22, e ho visto decine di pattuglie della polizia municipale pronte a intervenire da lì a poco. Perché non si fa anche di giorno? Sembra che si lasci fare apposta, per poi strillare agli untori e invocare il lockdown.
In Europa, dei leader che hanno la dignità di statisti, da Angela Merkel a Emmanuel Macron, e con loro Pedro Sánchez, Sebastian Kurz e tanti altri, ci hanno messo la faccia. Hanno annunciato ai loro popoli delle decisioni difficili e le hanno messe in atto.
In Italia, da qualche settimana, c’è semplicemente il delirio. Ministri e presidenti di Regioni che tirano ognuno dalla sua parte, appelli di medici di ogni tipo, consulenti ben pagati che non sanno di cosa stanno parlando, e tra loro c’è un generale dei carabinieri. L’abaco “perfetto” di Conte, quello con i 21 parametri, senza dati aggiornati e corretti non funziona. Tant’è che oggi (oggi!) non sappiamo se domani (domani!) verranno chiuse l’Umbria, la Toscana, la Liguria o magari aree mai citate prima come l’Abruzzo.
In tutto questo il ministro Speranza, con la barbetta grigia che spunta sotto alla mascherina (vuole un consiglio onorevole? se la tagli!), si dichiara a ogni pié sospinto, con voce sempre più drammatica, pronto a firmare provvedimenti terribili.
Non sottovaluto affatto la difficoltà del momento, credo che nelle prossime settimane verremo tutti più o meno rinchiusi. Sono convinto che questo giochetto del giallo, arancione o rosso, che il resto d’Europa ignora, serva solo ad addolcire la pillola.
So senza il minimo dubbio che l’attività all’aria aperta, e quindi anche i sentieri, sono parte della soluzione e non del problema. Sono da tempo rassegnato al fatto che chi ci governa li ignora, e pensa che il tempo libero degli italiani sia fatto solo di discoteche, magnate, sport in televisione o allo stadio.
Al premier Conte, al ministro Speranza-Savonarola, ai presidenti delle Regioni, ai sindaci e ai virologi-star chiedo una semplicissima cosa. Fate il vostro mestiere, chiudete quel che dovete chiudere, punite i comportamenti sbagliati. Ma smettetela con le prediche, per favore. Vivere questi giorni difficili facendo cose belle e sorridendo è legittimo, e fa bene all’Italia. Chiudersi a casa a piangere e fustigarsi non è obbligatorio. Gli untori, se davvero ci sono, stanno tra chi non ha investito sugli ospedali, ha fatto aprire le discoteche e non ha comprato nuovi bus, non tra chi ama trascorrere le sue giornate all’aperto.