Fa impressione, in questi giorni, scoprire il borgo di Santo Stefano di Sessanio, sul versante aquilano del Gran Sasso, circondato da gru gigantesche. Ovviamente questo è un segno di speranza perché, a 11 anni e mezzo dal sisma del 2009, la Torre Medicea e gli altri edifici di Santo Stefano danneggiati dal terremoto che ha devastato L’Aquila stanno finalmente per tornare com’erano.
Prima di fare dei paragoni avventati, è utile ricordare che Santo Stefano di Sessanio, un borgo-gioiello a 1252 metri di quota, è stato uno dei centri dell’Aquilano meno colpiti dal terremoto, e che quasi tutte le sue belle case di pietra sono rimaste agibili.
Sarebbe bello poter vedere presto altre gru, come queste di Santo Stefano di Sessanio, al lavoro ad Amatrice, a Campotosto, a Visso, ad Accumoli e negli altri centri del Lazio, dell’Umbria, delle Marche e dell’Abruzzo più colpiti dai terremoti del 2016.
Sappiamo che lì i danni sono stati molto più gravi, sappiamo anche che in quelle zone si è lavorato con una lentezza impressionante. Ma la speranza è l’ultima a morire. Sono il solito e inguaribile ingenuo, ma spero che le gru di Santo Stefano ne facciano alzare molte altre.
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