Qualche decennio dopo Fosco Maraini e Giotto Dainelli (che è stato anche l’ultimo podestà fascista di Firenze), il senatore Matteo Renzi ha lasciato la Toscana per il Karakorum. Di per sé non sarebbe una notizia, ed è legittimo e utile che un politico italiano incontri il primo ministro pakistano Imran Khan e un gruppo di uomini d’affari locali.
Quello che non va bene è il seguito. Dopo gli incontri politici nella capitale Islamabad, Renzi e altri VIP veri o presunti (tra loro l’ex-premier spagnolo José Maria Aznar e la principessa britannica Beatrice di York) hanno partecipato a una giornata di eliski nei pressi di Skardu.
“E’ la pratica più arrogante e deteriore. La montagna non va sacrificata al frastuono delle pale, al fugace divertimento di pochi” ha commentato Michele Comi, guida alpina lombarda, sulla pagina Facebook del senatore di Italia Viva. Ancora primadi essere criticato in Italia, atteggiandosi a vittima, Renzi aveva dichiarato “non chiedo il permesso per andare a sciare”.
Risposta sbagliata, senatore. Una giornata di eliski è molto diversa da una giornata sulla neve all’Abetone (per restare dalle sue parti) o in Val di Fassa. E il modo in cui il segretario di un partito di governo trascorre il suo tempo libero, già da prima del Papeete, riguarda in qualche misura tutti noi.
Anche i sovrani di Spagna non hanno un ruolo diretto nel governo del loro paese. Ma la passione di re Juan Carlos per la caccia all’elefante in Africa, poco amata da milioni di suoi sudditi, ha contributo alla sua abdicazione nel 2014.
L’elicottero, in Asia come sulle Alpi, è un mezzo di lavoro e soccorso prezioso. L’eliski è invece una pratica sportiva violenta, ad altissimo impatto, contestata con appelli, manifestazioni e convegni da migliaia di ambientalisti e scialpinisti di tutta Europa. La spensierata “giornata nella natura” di Matteo Renzi è stata uno schiaffo a tutti loro, e a chi ama vivere la montagna in silenzio. Il mio rispettoso consiglio, senatore, è di chiedere scusa.
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