Il Kilimanjaro, la montagna più elevata dell’Africa, negli ultimi anni ha visto il rapido scioglimento dei suoi ghiacciai. In futuro, alle trasformazioni causate dal cambiamento climatico, si potrebbe aggiungere il danno di un’opera folle voluta e costruita dall’uomo.
Il governo della Tanzania, la repubblica africana che ospita la montagna, sta pensando di costruire una cabinovia verso i 5895 metri della Punta Uhuru, la cima più alta del massiccio. A dare la notizia è stata la Reuters, una delle agenzie più autorevoli del mondo, in un dispaccio del 7 maggio scorso.
Secondo Costantine Kanyasu, vice-ministro del turismo della Tanzania, che viene citato dalla Reuters, “la cabinovia potrebbe raddoppiare i circa 50.000 turisti che salgono il Kilimanjaro ogni anno. “Lavoriamo a uno studio di fattibilità per capire se il progetto può avere successo” ha continuato il vice-ministro Kanyasu. “Finora hanno mostrato interesse due società, una cinese e un’altra di un paese occidentale”.
Secondo The East African, quotidiano di Nairobi, la capitale del Kenya, l’impianto a fune potrebbe seguire la via di Machame, una delle più belle e frequentate del Kilimanjaro. Un percorso (privo di rifugi, e che offre un’alternativa “avventurosa” alla frequentatissima via di Marangu.
Alle spalle del progetto c’è il boom del turismo in Tanzania, che nel 2018 ha fatto registrare un aumento di oltre il 7%, con un bilancio di oltre 2,2 miliardi di euro. I 50.000 escursionisti che salgono il Kilimanjaro ogni anno spendono circa 50 milioni di euro.
La cabinovia, oltre ad avere un impatto ambientale terribile, rischia di distruggere l’economia della zona. I primi a opporsi al progetto sono stati i circa 20.000 portatori che operano sul massiccio. “Per un visitatore lavorano fino a 15 portatori, con la cabinovia tutto questo finirebbe” ha spiegato Loishiye Mollel della Tanzania Porters’ Organization.
Va aggiunto che i turisti saliti a quasi 6000 metri con l’impianto rischierebbero la pelle per la mancanza di ossigeno, e dovrebbero spostarsi con bombole e maschera. Mark Gale, un escursionista che ha salito la Punta Uhuru, ha lanciato una petizione contro il progetto sulla piattaforma change.org. Mancano invece, fino a oggi, interventi da parte delle associazioni ambientaliste.
Si attende anche la presa di posizione dell’UNESCO. Il Parco Nazionale del Kilimanjaro, nato nel 1973 da una Riserva naturale tedesca e poi britannica, è stato inserito nel 1997 nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità, proprio come le Dolomiti e l’Everest. Un titolo che, con la cabinovia, non avrebbe più ragione di esistere. Julius Nyerere, il primo presidente della Tanzania, non avrebbe approvato un simile oltraggio alla montagna-simbolo del paese.
Trent’anni fa, dopo aver salito la via di Machame, ho partecipato alle manifestazioni contro la funivia, altrettanto demenziale, che avrebbe dovuto salire fino in cima all’Olimpo. Se il progetto della Tanzania andrà avanti, bisognerà mobilitarsi per salvare un’altra delle montagne più belle della Terra.
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