Una grande notizia che arriva dall’Antartide ha finora trovato poco spazio sui media italiani. Una spedizione britannica, promossa dall’Università di Cambridge, tenterà nelle prossime settimane di individuare il relitto della “Endurance”, la nave dell’esploratore Ernest Shackleton, affondata dopo essere stata schiacciata dai ghiacci nel novembre del 1915.
E’ una notizia straordinaria, che riposta alla memoria una delle avventure più famose di tutti i tempi. La spedizione Shackleton, tra le più famose della storia dell’esplorazione, aveva lasciato Londra nel 1914, tre giorni prima della dichiarazione di guerra all’Austria-Ungheria e alla Germania.
Il Polo Sud era stato raggiunto due anni prima, nel 1912, dall’équipe norvegese guidata da Roald Amundsen e dal team britannico di Robert Falcon Scott. Quest’ultimo, insieme a quattro compagni, aveva perso la vita durante il viaggio di ritorno verso la costa.
L’obiettivo di Ernest Shackleton, e degli altri 27 uomini imbarcati sulla “Endurance” era la prima traversata dell’Antartide. La fine della nave, stritolata dal ghiaccio, costrinse il team a rinunciare. Il ritorno verso la Georgia del Sud e la salvezza è una straordinaria epopea di resistenza e coraggio.
Oggi il tentativo di individuare il relitto è affidato a un gruppo di ricercatori dell’Università di Cambridge, che ospita lo Scott Polar Research Institute, imbarcati sul rompighiaccio “Agulhas II”.
Dopo aver studiato nei dettagli il gigantesco iceberg A68, che si è staccato nel 1967 dal Larsen C Ice Shelf e va alla deriva nel Mare di Weddell, la nave sta facendo rotta sulla posizione dov’è affondata la “Endurance”. Una volta sul posto, la ricerca verrà affidata a dei robot sottomarini.
“Anche solo arrivare sul sito è una sfida eccitante. Dobbiamo affrontare 120 chilometri di pack, con un ghiaccio spesso dai due ai tre metri” spiega John Shears, uno dei ricercatori a bordo della “Agulhas II”.
“Se troveremo il relitto, lo fotograferemo, lo filmeremo, e verificheremo le sue condizioni, ma non rimuoveremo nulla” aggiunge il professor Julian Dowdeswell, direttore dello Scott Polar Research Institute. Come spiega il quotidiano britannico “Daily Telegraph”, la “Endurance”, se ritrovata, sarà protetta come monumento storico secondo la legge internazionale.