Le sanzioni sono raramente un buon sistema per risolvere i problemi tra i popoli. Molto spesso, invece dei responsabili politici, questi progetti colpiscono la vita e il lavoro di persone innocenti.
E’ quanto è successo a “Climbing in Iran”, il film di Francesca Borghetti sulla vita e le arrampicate della climber iraniana Nasim Eshqi. Un progetto che è stato presentato nell’edizione 2018 del Festival di Trento.
Per sostenere l produzione del film è stato lanciato un crowdfunding. Il 2 luglio è stato raggiunto il traguardo di 10.000 euro, donati da centinaia di persone. Poi, all’improvviso, l’arrivo dei fondi si è bloccato, a causa delle nuove sanzioni contro l’Iran volute dal presidente Donald Trump.
“La parola Iran ha automaticamente allarmato il sistema di pagamento di Stripe, che ha base negli Stati Uniti. E i soldi sono stato restituiti ai donatori” ha spiegato la regista Francesca Borghetti il 30 novembre.
“Pensavo di essere libera di raccontare qualsiasi storia, anche se ambientata in Iran, ch e parla di una donna che si confronta coraggiosamente con i limiti alla sua libertà. Mi sbagliavo, io stessa non sono libera, seppur italiana ed europea” continua Borghetti.
“L’America filtra ogni nostra transazione economica, sino a decidere quali storie raccontare e quali no. Ho toccato con mano quanto sia ingiusta e sottile la censura, quanto ci si sente impotenti di fronte all’arbitrarietà e ottusità delle sanzioni. Per progetti di questo genere bisogna usare uno Swiftcode europeo!”.
Ma il progetto di “Climbing in Iran” va avanti. Dopo il blocco da parte del sistema Stripe, i sostenitori del progetto hanno iniziato a inviare le loro donazioni direttamente a Francesca Borghetti, con dei bonifici sul suo conto bancario.
“Sono una cittadina del mondo, sono una esploratrice del mondo. Il blocco non mi ha fermato e il film va avanti” spiega con orgoglio Nazim Eshqi da Teheran. La parte del film ambientata in Italia, sulle pareti del Tonale, è stata girata nella scorsa estate. Manca la parte più delicata, quella da girare in Iran.
“Siamo due donne toste, andiamo avanti” aggiunge Francesca Borghetti. “Il blocco del crowdfunding è stato doloroso. Il vero problema, però, è che finora nessuna grande produzione e nessuna televisione italiana ha accettato di coprodurre il film”.
“Climbing in Iran”, quando verrà terminato, sarà probabilmente un film europeo, non italiano. Per i grandi media italiani l’alpinismo e l’arrampicata non esistono. Anche se, ad accompagnarli, sono storie straordinarie come quella di Nasim Eshqi.
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