Le leggi dello Stato italiano e delle Regioni indicano chi può difendere un imputato in tribunale, prescrivere una medicina, progettare un palazzo. E chi è autorizzato a insegnare a sciare, o ad accompagnare clienti in parete. Sul mestiere di guida escursionistica, invece, lo Stato e le Regioni hanno fatto un gran pasticcio, creando tre figure simili. Gli accompagnatori di media montagna, affiliati alle guide alpine e organizzati insieme a loro nel CONAGAI, le guide ambientali escursionistiche, riunite nell’AIGAE e le guide ufficiali dei Parchi. Il risultato è un caos che complica la vita alle guide escursionistiche (mi dispiace, ho amici in tutti gli schieramenti), e scoraggia i potenziali clienti. Ne ho scritto per la prima volta nel 1997 sulla “Rivista della Montagna”, un anno e mezzo fa ho ripreso la questione su “In Movimento”, il magazine de “Il Manifesto”. Sono tornato sulla questione molte volte, anche sul “Messaggero” dopo la tragedia delle Gole del Raganello, dando spazio a tutte le posizioni. La settimana scorsa ho intervistato per “Montagna.tv” Pietro Giglio, neo-presidente delle guide alpine italiane, che mi ha parlato tra l’altro di una “guerra” dolorosa ma alla quale non vede per ora soluzioni. Ieri un comunicato dell’ufficio stampa dell’AIGAE riprende lunghi brani della mia intervista senza citare né la testata né l’autore (alla faccia della correttezza!). E usa più volte la frase “avrebbe detto”, insinuando che forse mi sono inventato qualcosa. Tornerò certamente sull’argomento in futuro. Intanto ringrazio ancora Pietro Giglio per l’intervista, e invito Filippo Camerlenghi, presidente dell’AIGAE, e i suoi collaboratori a essere più corretti. Con me, il resto della stampa e i lettori.