E’ stato un grande piacere raccontare il mio lavoro sui luoghi e sulla storia della Grande Guerra sulle Alpi agli amici di una sezione CAI attiva come quella di Colleferro. Nel magnifico Palazzo Doria Pamphilj di Valmontone, ho raccontato con parole e immagini i fatti salienti del conflitto ad alta quota, le voci che lo hanno accompagnato e seguito, la trasformazione in un grande “museo all’aria aperta” degli oltre 400 chilometri del fronte che cent’anni fa si allungava dallo Stelvio alla Valle dell’Adige, e dalle Dolomiti fino alle Alpi Giulie e alla valle dell’Isonzo. E’ stata l’occasione per riflettere su un centenario che è stato poco utile, sulle tensioni che ancora restano in Alto Adige e non solo a cent’anni dalla fine del conflitto. E per ricordare come camminare sui sentieri della storia sia un’attività importante e utile sulle Alpi come sulle montagne del nostro amato Appennino. Grazie a Umberto Bernabei, ad Amedeo Marria Parente e agli altri amici del CAI di Colleferro!
ALPI DI GUERRA, ALPI DI PACE CON IL CAI DI COLLEFERRO
da Stefano Ardito | Ott 1, 2018 | Eventi Passati | 3 commenti
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Egregio dottor Ardito,
ho partecipato sabato scorso alla bella manifestazione tenutasi nelle sale del Palazzo Doria di Valmontone, in cui lei ha presentato il suo libro commentando le bellissime immagini che sono state proiettate. Volevo a tal proposito chiederle chiarimenti in merito ad alcune argomentazioni da lei trattate in quella occasione e che sono le seguenti:
Cosa intende quando afferma “il centenario è stata un’occasione mancata”;
Cosa intende quando dice “non mi si venga a dire che la 1^ Guerra Mondiale sia stata per noi una guerra di difesa da un’aggressione”, come se gli aggressori fossimo stati noi? Sempre che abbia capito bene (visto che l’audio non era dei migliori).
Inoltre, da italiano, come dovrei sentirmi il prossimo 4 novembre? Personalmente il mio sentimento verso tutti coloro che hanno sacrificato i loro anni migliori e la loro vita è e sarà sempre di immensa gratitudine. Non può considerarsi solo un tragico errore l’aver combattuto e vinto per l’Unità d’Italia e la libertà dall’Impero Austro-Ungarico, concretizzando e completando un capitolo aperto con le tre precedenti guerre d’Indipendenza. Concordo con la definizione di “inutile strage” coniata da Papa Benedetto XV, perché una guerra è pur sempre un’esperienza tragica. Ma sicuramente non mi sento di definirlo un inutile sacrificio. Mi piacerebbe conoscere la sua opinione in merito. Grazie.
Caro Emilio, chiedo scusa se non le ho risposto prima. Ognuno di noi vive la memoria e il centenario della Grande Guerra come preferisce e come sente. Io, per quel poco che conta, mi identifico in quel che ha scritto Altiero Spinelli, uno dei padri dell’Europa unita. “Il 4 novembre è una data che ricorda il momento in cui l’Italia è uscita dalla tradizione del Risorgimento e ha imboccato la politica delle conquiste nazionaliste. Il 4 novembre dovrebbe quindi essere considerato, se fossimo persone serie, una data di lutto per noi e una data di lutto per gli austriaci”. Si può non essere d’accordo, ma trovo insopportabile che queste posizioni nelle commemorazioni di questi giorni non compaiano proprio. Più semplicemente, per ricordare il passato, potremmo smetterla di parlare di “noi” e di “loro”. Se li guardiamo a un secolo di distanza, i giovani italiani e austriaci (come gli ungheresi, i croati, i polacchi, e anche i trentini, gli altoatesini e gli ampezzani che hanno combattuto con loro) che sono morti tra il 1914 e il 1918 mi sembrano più fratelli che nemici.