Tra luglio e settembre del 2017, un team di tecnici e guide alpine ha messo a posto le ferrate del Gran Sasso. Tre percorsi (la Ventricini del Corno Piccolo, la ferrata del Bafile e la Ricci della Vetta Orientale) erano in condizioni discrete, uno (la Danesi del Corno Piccolo) era stata danneggiata da frane, in parte legate al terremoto del 2016. La Brizio, tra il Corno Grande e la Sella dei Due Corni, era crollata ed è stata ricostruita da zero. La normale dell’Orientale, dove le vecchie corde fisse erano state tolte per volere del Parco, è stata riattrezzata su un percorso diverso. I lavori sono stati fatti bene, i fondi europei sono stati stanziati dalla Regione Abruzzo, il progetto è stato coordinato dal Parco. Manca l’intervento più urgente di tutti, quello sul Sentiero del Centenario e i suoi infissi fatiscenti.
Un anno fa, la notizia delle nuove ferrate si è diffusa rapidamente, e la Ricci, il Ventricini, la Danesi e il sentiero del Bafile sono stati presi d’assalto. Dall’inizio, il Parco e il consorzio che ha eseguito i lavori hanno fatto notare che le opere non erano collaudate, e che quindi le ferrate erano teoricamente vietate.
Quest’anno, incredibilmente, la situazione è rimasta uguale. Mentre gli escursionisti affollano le ferrate, le guide alpine e le sezioni del CAI hanno problemi di responsabilità in caso di incidenti. Ricordiamo, però, che chiudere il Ventricini significa vietare l’arrampicata sulle Spalle, e vietare il sentiero del Bafile significa fare lo stesso per il Corno Grande. In altre parti d’Italia, come la Provincia di Trento, i collaudi sulle ferrate non si fanno, e per aprirle al pubblico basta la verifica che quanto fatto corrisponde al progetto.
Né prima né dopo il mio articolo il Parco Nazionale del Gran sasso e Monti della Laga si è degnato di rendere nota la sua posizione. E’ grave che a questi signori importi poco della stampa, è molto più grave che il pubblico non sia correttamente informato.
C’è anche il problema della manutenzione. La neve dell’inverno, com’è normale che accada, ha danneggiato qualche infisso sulla Brizio e sul sentiero del Bafile. E’ possibile sapere, cara Regione Abruzzo e caro Parco, se il progetto-ferrate include la manutenzione? Altrimenti, tra qualche anno, ci ritroveremo in una situazione di sfascio e pericolo diffuso, come fino all’anno scorso.
Mi fa piacere che dopo un anno tu abbia aperto gl’occhi … a disposizioni per confronto.
Caro Stefano, sono assolutamente d’accordo con tè…qualche settimana fa sono stato sul Gran Sasso per percorrere finalmente la ferrata Brizio, anche se sapevo del fatto che non era stato ancora fatto il collaudo, assurdo…
Arrivato alle scalette ho dovuto fare dietro front a causa di un nevaio che ostacolava la conrinuazione, parlo del tratto in cui ci sono stati danni provocati dallo scivolamenti (naturale) dello stesso…speriamo sistemino tutto anche se nutro purtroppo seri dubbi…siamo in mano a persone incompetenti ed ignoranti delle potenzialità inespresse della nostra regione con.un patrimonio come i nostri bellissimi ed apprezzati monti.
Un saluto
Massimiliano
Ho percorso ieri 31 luglio 2018, in discesa, la ferrata Brizio. Il passaggio nella Valle dei Ginepri e’ stato relativamente impegnativo.
Le due pareti, che delimitano tale Valle, erano separate da un’enorme massa nevosa. Forse questa, precipitata non so quando, ha danneggiato il percorso della ferrata. La scaletta piu’ bassa manca degli ancora sul lato a monte. Per andare sul versante opposto, abbiamo dovuto fare una facile arrampicata su roccia e tagliare una lingua di neve, a monte della massa grande.
Qualcuno ha gia’ segnalato questo importante danno? Grazie
cacciamoli sti cosidetti responsabili del parco buoni a nulla e incompetenti parassiti