Nall’Italia centro-meridionale, il culto di San Michele Arcangelo è radicato soprattutto sul Gargano. Ma se migliaia di pellegrini visitano ogni anno lo straordinario santuario di Monte Sant’Angelo, centinaia di grotte dell’Appennino ospitano santuari ancora venerati dai fedeli della zona. Lo studioso Edoardo Micati, autore di ottimi libri sui luoghi di culto rupestri dell’Abruzzo, ne ha censiti ben 350.

L’elenco include grotte, come quelle gigantesche, come a Ripe di Civitella e Balsorano, e chiese costruite in cima a monti e colli, come a Città Sant’Angelo. Nel Lazio emozionano la grotta di San Michele del Monte Tancia, in Campania sono i siti sacri all’Arcangelo ai piedi del Matese, e lo straordinario santuario rupestre di Olevano sul Tusciano.

L’Arcangelo Michele, nell’Antico Testamento, guida le anime verso l’aldilà. Sui monti, accompagna nella salita verso il cielo. Nelle grotte, aiuta nella discesa agli Inferi. Il suo ruolo si riduce nel Nuovo Testamento, dove è Cristo a fare da tramite tra il mondo terreno e quello celeste.

Sull’Appennino, nei primi secoli dell’Era cristiana, il suo culto ha sostituito quello di Ercole, la divinità dei pastori. Ma l’immagine dell’Arcangelo con la spada alzata nella mano è identica a quella di Ercole con la clava, come testimoniano centinaia di bronzetti votivi.

Una delle grotte-santuario più belle si apre ai piedi di un’alta parete rocciosa in territorio di Balsorano, e si raggiunge per un ripido viottolo. Nella cavità, che ha dimensioni impressionanti, sono due grandi altari.

L’8 maggio solo gli uomini del paese salgono a pregare nella grotta, il 29 settembre la festa è aperta anche alle donne. Comitive di fedeli, come alla Santissima Trinità di Vallepietra, arrivano a piedi da altri paesi della Val Roveto e del Fucino.

  • Dislivello: 410 m
  • Tempo: 2 ore a/r
  • Difficoltà: T
  • Periodo consigliato: tutto l’anno, ma non nelle giornate più calde

Dalla piazza di Balsorano Nuovo (346 m) si sale in auto attraverso l’abitato, e si piega a destra toccando il ristorante Sant’Angelo e raggiungendo una rotatoria e il monumento agli Alpini. Qui, voltando a sinistra, si esce dal paese, e si prosegue per la stradina asfaltata che sale verso la montagna. Tenendosi a sinistra a un bivio, si raggiunge l’imbocco dell’imponente Vallone di Sant’Angelo, dove si posteggia nei pressi di un fontanile e di una cappella (511 m, 3 km dal paese).

Si prosegue a piedi lungo la stradina selciata che sale a svolte tra gli ulivi, nel vallone che si fa via via più ripido e roccioso. Oltre un crocifisso si arriva a uno slargo alla base delle rocce, in località Ricciriglio (670 m), dove la stradina lascia il posto all’antica mulattiera a tornanti. Si continua superando un’iscrizione sulle rocce e delle placche in bronzo, e poi salendo a tornanti nella lecceta.

Oltrepassata una nuova iscrizione, presso la quale il sentiero si divide per un breve tratto in due rami, si continua accanto alle stazioni della Via Crucis. Un tratto obliquo verso destra e un’ultima serie di svolte portano al piazzale all’ingresso del Santuario (977 m, 1.15 ore), dove un rifugio si affianca all’ingresso della caverna nella quale sono custoditi gli altari dell’Arcangelo.

Per inoltrarsi nella grotta, tranne che nei giorni delle celebrazioni, occorre una pila, meglio se frontale. Una volta tornati all’esterno, un sentierino sulla sinistra conduce alla grotta delle Reconche (950 metri circa), nella quale è possibile inoltrarsi grazie a dei gradini scavati nella roccia. In discesa, lungo il percorso dell’andata, occorrono 0.45 ore.

Stefano Ardito Sentieri del Parco d’Abruzzo, Iter 2018