Chi sale alla terrazza del Gianicolo li riconosce a prima vista. Al di là dei monumenti di Roma, tra il Terminillo e il Velino, una scura catena di montagne chiude la Campagna Romana. Tra i massicci del Preappennino laziale, i Lucretili sono il più amato e frequentato dagli escursionisti, e anche il più vicino alla Capitale.

Il “pizzo” del Monte Gennaro, la cima più nota dei Lucretili, si vede da buona parte di Roma, e soprattutto dal Gianicolo e dalla periferia orientale della città. Alla sua destra è il triangolo scuro del Morra, a sinistra appare la dorsale del Pellecchia, la vetta più elevata del Parco.

L’itinerario da Prato Favale alla vetta del Monte Gennaro è uno dei più belli e frequentati dei Lucretili e dell’intero Appennino laziale. Privo di forti dislivelli, ma con numerosi saliscendi, permette di scoprire la faggeta della Valle Cavalera, la distesa erbosa del Pratone e i pendii rocciosi che conducono alla vetta, dove sorge una caratteristica torretta (nella foto), e da cui appaiono molte vette dell’Appennino.

Altri percorsi interessanti iniziano da Palombara Sabina e Marcellina. Invece di compiere un’andata e ritorno lungo la via normale del Gennaro, suggeriamo di traversare il Pratone fino ad affacciarsi sulla Scarpellata e la Campagna Romana, e di salire in cima da qui. La segnaletica è quasi sempre abbondante, ma in più punti occorre fare attenzione all’orientamento. L’itinerario è percorribile tutto l’anno, ma dopo forti piogge si incontrano delle zone fangose.

  • Dislivello: 500 m                                            
  • Tempo: 4 ore a/r
  • Difficoltà: E
  • Periodo consigliato: tutto l’anno

Da Marcellina si esce dal paese in direzione di San Polo dei Cavalieri. Dopo le ultime case, e prima di una grande cava abbandonata, si svolta a sinistra per una strada priva di indicazioni che sale a larghe svolte nella boscaglia. Dopo aver toccato delle aree da pic nic in abbandono e uno stazzo si sbuca sulla conca di Prato Favale, la si costeggia e si raggiunge il termine della strada (830 m, 6 km dal paese).

A piedi si segue il sentiero a mezza costa (segnavia 303 e, Sentiero Coleman) che traversa una zona rocciosa affacciata verso Prato Favale e sale al crinale del Poggio di Valle Fura (890 m), dove arriva da destra un sentiero da San Polo dei Cavalieri e dalla strada che finisce alla base del Monte Morra.

Una breve discesa porta all’imbocco della Valle Cavalera. Superato un tratto che può essere fangoso si sale sulla destra (qui è bene fare attenzione ai segnavia!) fino all’imbocco della valle, dal fondo sassoso, caratterizzata da faggi secolari e agrifogli. Dopo aver superato degli spuntoni rocciosi si scende a una conca e a un bivio (920 m).

Lasciato a destra l’itinerario che conduce al pianoro e ai fontanili di Campitello, si piega a sinistra, si percorre un’ampia valle circondata dalla faggeta, e ci si affaccia sul Pratone raggiungendo un piccolo edificio abbandonato (1024 m, 1 ora). Dall’altra parte si alza il Monte Gennaro.

Si riparte verso sinistra sul tratturo che attraversa il Pratone, e dopo un centinaio di metri si lasciano a destra i segnavia della via normale, che si seguiranno in discesa. Il sentiero supera dei grandi faggi e un valico, poi scende al bivio dei Bammocci (1000 m, 1.15 ore), che prende il nome da alcuni piccoli torrioni rocciosi. Qui arriva da Marcellina il ripido sentiero della Scarpellata, di fronte si apre la Campagna Romana. 

Al bivio si piega a destra (segnavia 301) per un pendio sassoso in direzione del ben visibile Monte Gennaro. Si entra in un vallone erboso, lo si risale aggirando dei rovi, superando un faggio secolare e raggiungendone un secondo. Il sentiero sale a sinistra, esce dal bosco e risale un pendio sassoso. Incontrato il sentiero che sale dal Pratone si raggiunge la cima (1271 m, 0.45 ore), dove sono una torretta in muratura e una grande croce.

Il panorama include Roma, la Campagna Romana, i Colli Albani e la costa del Tirreno. A ovest sono le alture del Lago di Bracciano, i Monti della Tolfa e il Soratte. Verso est e verso nord, nelle giornate più limpide, appaiono il Gran Sasso, il Terminillo, il Velino e la Maiella. Più vicine le altre vette dei Monti Lucretili come il Pellecchia e il Morra. Bellissimo il colpo d’occhio dall’alto sul Pratone.

Si scende per pochi metri sul percorso di salita, si piega a sinistra e si continua sul sentiero della via normale (segnavia 305) che si abbassa per un pendio ghiaioso. Il tracciato entra nella faggeta, tocca dei bellissimi agrifogli e raggiunge una conca dove si forma un laghetto stagionale.

Dei valloncelli sassosi e una traversata a sinistra riportano a sbucare sul Pratone, che si traversano tornando all’edificio abbandonato (0.45 ore). Sul percorso di andata si torna a Prato Favale (1 ora).