(Il mio ricordo del fondatore e animatore del WWF Italia uscito sul “Messaggero” del 2 marzo 2025)

Qualche volta le favole riescono a trasformarsi in realtà. E’ accaduto nei primi anni Sessanta, in una foresta della Turchia, quando un giovane cacciatore romano, durante una battuta di caccia all’orso, si è trovato davanti a una femmina accompagnata da un cucciolo.

L’uomo aveva il dito sul grilletto, ma non è riuscito a sparare. Quel giorno, come un nuovo San Paolo sulla via di Damasco, Fulco Pratesi ha rinunciato alle armi e alla caccia. Dopo essere tornato in Italia, ha dedicato la sua vita alla natura.

L’ha difesa come autore, giornalista e ambientalista, come autore di splendidi acquarelli, come parlamentare dei Verdi. Si è spento ieri a 90 anni, dopo una breve degenza in un ospedale romano. Sua moglie, l’amatissima Fabrizia, lo aveva lasciato in autunno. La coppia lascia quattro figli e una di loro, Isabella, ha scelto di seguire le orme del padre lavorando per il WWF.

Fulco Pratesi, legatissimo alla famiglia e agli amici, sarà ricordato per aver portato in Italia il World Wildlife Fund, l’associazione del Panda. Dopo il pentimento in Turchia ha contattato l’associazione in Svizzera, poi ha incontrato i responsabili, tra i quali il principe Filippo di Edimburgo, marito di Elisabetta II.

Più tardi, insieme a Franco Tassi, ad Arturo Osio e ad altri amici, ha creato il WWF Italia. Nello stesso anno, il 1966, l’associazione ha creato la prima Oasi protetta italiana nel Padule di Bolgheri, in Maremma, di proprietà del marchese Mario Incisa della Rocchetta. Quest’ultimo è diventato il primo presidente del WWF, una poltrona che sarebbe poi toccata a lungo a Pratesi.

Un anno dopo, nel 1967, Fulco e gli altri esponenti del Panda si sono tassati, hanno firmato cambiali, hanno raccolto fondi a più non posso per acquistare il Lago di Burano, a sud dell’Argentario, che da terreno di caccia è diventato un paradiso di natura.

La stessa storia, più tardi, si è ripetuta a Orbetello, dove accanto alle folaghe, ai cormorani e agli aironi hanno iniziato a sostare e a riprodursi uccelli meravigliosi e più esotici come le spatole e i fenicotteri.

In quelle giornate di birdwatching nel vento della Maremma, si è formata una nidiata di ragazzi e ragazze che avevano Fulco come chioccia e come mito. Qualcuno di loro, come il divulgatore Francesco Petretti e il fotografo e filmmaker Lele Coppola, oggi paladino della foca monaca, è diventato famoso. Altri sono rimasti nell’ombra, ma non hanno mai fatto mancare il loro appoggio al WWF.

Non è facile per un giovane di oggi, che ha intravisto Pratesi quando era ormai anziano e fragile, capire come le battaglie e l’impegno di quel signore abbiano cambiato l’Italia. Ma è stato proprio così.

Grazie alla Operazione San Francesco del WWF, negli anni Settanta, il lupo ha ricolonizzato l’Appennino e le Alpi. Nel 1982, grazie alla partecipazione di Fulco, dei parlamentari Franco Bassanini e Luigi Spaventa e di decine di appassionati escursionisti a una marcia sul Gran Sasso, la conca di Campo Pericoli non ha visto sorgere skilift e seggiovie.

Dagli anni Sessanta, nella formazione di migliaia di ragazzi e ragazze, hanno avuto un ruolo importante le Oasi del WWF, più di 100 aree protette che, dalla Maremma, si sono diffuse in tutta Italia.   

Se si bada alla fauna, un altro miracolo targato WWF e Fulco Pratesi è stato il salvataggio del cervo sardo che era arrivato a un passo dall’estinzione. Invece dai boschi di Monte Arcosu, anch’essi acquistati con sacrificio dal Panda, la specie è tornata a popolare la Sardegna e la Corsica.

Fulco Pratesi, negli anni, ha percorso molti paradisi di natura della Terra, dalle barriere coralline alle savane africane. Qualche volta, come abbiamo raccontato, il suo impegno lo ha portato in montagna. La sue vere passioni, però, erano la Maremma e la Tuscia laziale, dove la tenuta di famiglia, a Pian Sant’Angelo, è diventata un’Oasi del WWF.

Negli acquerelli di Fulco compaiono bufali, stambecchi, orsi italiani e non che ricordano quel primo incontro in Turchia. Le specie più ricorrenti, però, sono quelle delle palud e dei boschi maremmani.

L’istrice, il tasso, gli aironi, il falco pescatore che plana su un ambiente spazzato dal sole e dal vento. E il gruccione, un piccolo e coloratissimo uccello che arriva dall’Africa in estate e scava i suoi nidi nelle scarpate di Orbetello. Fulco ne aveva parlato ancora una volta, in autunno, nelle interviste rilasciate quando ha festeggiato i 90 anni. Alla base del suo impegno c’è sempre stata una straordinaria passione.