Chi sale al Gianicolo d’inverno scopre un triangolo bianco sull’orizzonte di Roma. E’ la vetta del Velino, il terzo massiccio per quota dell’Appennino, che si affaccia sulla piana del Fucino e Avezzano. Aspro e ripido a sud, articolato e boscoso verso l’Altopiano delle Rocche, deve la sua popolarità all’imponenza, alla varietà dei suoi itinerari, alla comodità dell’accesso dal Lazio e dall’Abruzzo. Rendono ancora più emozionante l’ascensione i frequenti incontri con i grifoni che volano sul massiccio e con i cervi che ne popolano le pendici. L’itinerario è all’interno del Parco regionale Sirente-Velino e della Riserva naturale dello Stato Monte Velino.
Gli itinerari che conducono alla vetta più alta, nonostante la lunghezza, sono frequentati tutto l’anno. D’inverno, come scriveva nel 1903 l’alpinista romano Enrico Abbate, offrono “magnifiche ascensioni per il torista esperimentato”. Era stato lui, insieme a Edoardo Martinori, a compiere nel 1881 le prime ascensioni invernali del Velino e del vicino Sirente.
Il ripido Vallone di Sevice, che sale dalla chiesa medievale di Santa Maria in Valle, offre l’itinerario più battuto verso le cime più alte del Velino. D’inverno, il sentiero per la Capanna di Sevice si trasforma in alto in un canalone nevoso, dove occorre saper utilizzare bene i ramponi. La cresta che prosegue verso il Monte Sevice e il Velino (nella foto) è facile e panoramica, ma è spesso battuta dal vento, e quindi ghiacciata. Chi cerca una meta più comoda può fermarsi sulla vetta del Sevice o alla Capanna di Sevice, in un suggestivo pianoro. D’inverno, in questa importante struttura di proprietà del Gruppo Escursionisti Velino (GEV), è aperto solo uno spartano locale di emergenza.
- Dislivello: 1530 m
- Tempo: 7.15 ore a/r
- Difficoltà: F/PD, necessari piccozza e ramponi
- Periodo consigliato: da dicembre ad aprile
Da Rosciolo, senza entrare nel borgo medievale, si imbocca la strada per la chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta. Prima dell’edificio sono l’inizio di una strada sterrata e un posteggio (1000 m).
Sisegue a piedi la strada sterrata, indicata da segnavia, che conduce al Passo Le Forche (1221 m, 0.45 ore), dove ci si affaccia verso nord sui boschi di Cartore. Se non c’è neve i veicoli 4×4 possono arrivare fin qui.
Si prosegue sul sentiero (segnavia 3) che obliqua verso destra in direzione del Velino, e poi traversa (1370 m) il fosso che prolunga il Vallone di Sevice. Si continua a tornanti su terreno ripido, si toccano degli spuntoni rocciosi, e si sale a mezza costa, nella faggeta e poi allo scoperto, rientrando nel Vallone di Sevice.
Oltre i resti di uno stazzo (1775 m, 1.30 ore) il Vallone è solitamente innevato. Lo si risale sul fondo, o passando a sinistra per toccare la Fontana di Sevice (1975 m), fino al pianoro che ospita la Capanna di Sevice (2119 metri, 1 ora). In questo tratto, se la neve è dura, occorre saper usare bene i ramponi.
Dalla Capanna, in pochi minuti, si può salire al Monte Rozza (2146 m), magnifico belvedere sulla Valle di Teve e il Muro Lungo. Se si vuol proseguire verso le cime più alte, dall’ingresso della conca, si sale a destra per un ripido crinale dove si vedono normalmente i tornanti del sentiero estivo. Più avanti il crinale si corica, e conduce alla croce di vetta del Monte Sevice (2355 m, 0.45 ore), da cui appare il Velino.
Si continua a saliscendi, si scavalca la vetta orientale del Costognillo (2328 m, la vetta più elevata è a destra), e si scende costeggiando l’orlo dei salti che precipitano verso la Val di Teve fino alla base (2375 m) della cresta Nord del Velino.
Lasciate a sinistra le tracce che conducono al Monte e al Pizzo Cafornia si sale per un comodo pendio, e si continua per la cresta, abbastanza ripida ma sempre larga, fino alla cima del Velino (2486 m, 0.45 ore) e alla grande croce affacciata sul Fucino. Anche l’ultimo tratto, con neve ghiacciata, richiede un buon uso della piccozza e dei ramponi. La discesa, per la stessa via, richiede 2 ore fino al Passo le Forche, e 0.30 ore da questo al posteggio.
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