Le rovine di Camerata Vecchia, abbandonata nel 1859 a causa di un incendio, sorgono su un crinale roccioso sul confine del Parco dei Simbruini, in vista del confine tra Lazio e Abruzzo. Negli anni gli edifici sono crollati e sono stati inghiottiti dalla vegetazione. Sono passati da qui, nel lontano 1881, i romani Enrico Coleman ed Edoardo Martinori, protagonisti di un itinerario che centoventi anni dopo è stato segnato e dedicato al primo. Poi la zona ha iniziato a essere toccata da vari trekking.
Ho inserito per la prima volta il sentiero che sale dal paese moderno a quello abbandonato e a Camposecco, in un itinerario pubblicato nel 1984 su “Airone”, più tardi l’ho incluso nel Sentiero Italia del Lazio e (2009) nella Via dei Lupi. Oggi passa da qui anche il Cammino Naturale dei Parchi, realizzato dalla Regione Lazio.
Grazie alla bellezza dei luoghi e alla comodità di accesso da Roma il Piano di Camposecco, raggiunto da una strada sterrata, è frequentato da escursionisti a piedi, a cavallo e in mountain-bike. D’inverno, se c’è neve si può scegliere tra decine di itinerari sugli sci da fondo e le ciaspole.
Per salire a Camerata Vecchia si può scegliere tra tre percorsi. Descrivo il più ripido e antico in salita, e il più comodo in discesa, trascurando il nuovo percorso utilizzato dal Cammino Naturale dei Parchi, che chi vuole può ovviamente utilizzare. I lavori di recupero archeologico del borgo, avviati dall’associazione Pro Camorata nel 2009, si sono fermati da qualche anno. Chi lascia il sentiero segnato per esplorare le rovine di Camerata Vecchia (nella foto) deve fare la massima attenzione alle buche, ai muri pericolanti e ai salti di roccia su cui ci si affaccia dall’alto. L’escursione è interessante anche senza questo intermezzo avventuroso!
- Dislivello: 550 metri
- Tempo di salita: 2.30 ore
- Tempo di discesa: 2 ore
- Difficoltà: E, EE la visita delle rovine
- Periodo consigliato: da maggio a fine ottobre
Dal centro di Camerata Nuova (810 m) si segue Via Madonna delle Grazie, che traversa in salita l’abitato e lascia a sinistra la strada del Fosso Fioio. Si continua verso un fontanile, poi si piega a sinistra per una stradina pianeggiante. Superate delle case si raggiunge uno slargo dove si posteggia (849 m, 1 km dal centro, 0.15 ore se a piedi).
A piedi si segue una stradina dal fondo erboso (segnavia 664b), che inizia accanto a un tabellone del Parco. Al primo bivio si imbocca a sinistra una carrareccia (segnavia 664a/b/c e Via dei Lupi), che dopo un tornante lascia il posto a un ripido sentiero.
Delle svolte portano a un crinale da cui si scopre il Fosso Fioio. Lo si segue in salita, si sale a sinistra con un altro tratto ripido, poi si torna a destra con una rampa tra rocce coperte di muschio. Dei gradini scavati nella pietra e una forcella riportano sul versante di Camerata Nuova.
Un tratto ripido, reso scomodo dai rami caduti, porta a un sentiero con sistemazioni in legno ai piedi delle rovine di Camerata Vecchia. Si va a destra oltrepassando una grotta, si sale fino ai resti di alcune case, poi i segnavia piegano a destra verso le ultime case crollate e un bivio con cartelli (1190 m), dove arriva dal basso un sentiero affiancato da una staccionata.
Chi si vuole inoltrare tra le rovine può farlo da un tornante verso destra o poco più in alto, per un vecchio sentiero che sale rettilineo a sinistra. Con entrambi i percorsi (non segnati!) si può salire ai resti della chiesa e a una croce (1220 m) che offre un bel panorama. La presenza di buche, muri pericolanti e salti di roccia impone la massima cautela. Restare sul sentiero segnato non toglie interesse alla gita.
Dal bivio 1190 m si continua per un sentiero a mezza costa (segnavia 664b e Sentiero Coleman) che lascia a destra un fosso e una macchia di faggi, costeggia un pianoro e prosegue su un tratturo affiancato da un muro a secco. Dopo un tratto scavato nella roccia si raggiunge un bivio accanto a un faggio secolare (1330 m, 0.30 ore, cartello).
Più avanti si sbuca sul primo dei terrazzi erbosi delle Prata. Il sentiero lo traversa, poi supera altre conche erbose, chiuse a sinistra dai pendii del Monte Camposecco, dove a primavera, si formano dei laghetti. Sullo sfondo compare il Monte Autore.
Da un ultimo crinale (1350 m) si raggiunge il margine del Prato di Camposecco, dove sono un volubro e il rifugio di Camposecco (1325 m, 1 ora). Ci si può fermare in questo punto, proseguire verso la strada sterrata che proviene da Camerata Nuova e il margine (1332 m, 0.30 ore a/r in più) della faggeta di Campitellone.
Si torna per la stessa via al bivio 1190 m, si scende accanto alla staccionata e si raggiunge un bivio dove si lascia a destra il Cammino Naturale dei Parchi, un sentiero a mezza costa porta alla chiesa della Madonna delle Grazie (1175 m, 1 ora), normalmente chiusa.
Si riparte per una strada sterrata, sistemata da poco e affiancata da una staccionata, che traversa a mezza costa nel bosco, traversa un vallone e raggiunge (1150 m) l’inizio di un sentiero che scende verso destra. Dall’alto, arriva in questo punto un altro percorso segnato che scende dal bivio 1330 m. Ci si abbassa in diagonale e poi con qualche tornante tra i faggi, si traversa un fosso e si raggiungono degli abbeveratoi. Una carrareccia porta a ritrovare il Cammino Naturale dei Parchi e il percorso descritto in salita, e poi al punto di partenza (1 ora).
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