Italia, Spagna, Ungheria, Germania, da qualche giorno anche l’Austria. In Europa, da tempo, avanzano delle forze politiche che minimizzano l’orrore del nazismo e del fascismo, e che in qualche caso vi si ispirano più o meno direttamente. Anche per questo motivo, domenica 29 settembre 2024, la cerimonia per gli 80 anni dalla strage di Monte Sole ha avuto un’importanza speciale.
Nei primi giorni d’autunno del 1944, dopo i massacri di Sant’Anna di Stazzema, di San Terenzo Monti e di Vinca, i Panzergrenadier delle SS al comando del maggiore Walter Reder sterminarono quasi 800 civili (altre fonti danno delle cifre maggiori) tra i fiumi e i boschi del Preappennino bolognese, nei territori di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno. Tra le vittime erano quasi 200 bambini.
Quest’anno, uno accanto all’altro, hanno partecipato alle celebrazioni Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica Italiana, e Frank-Walter Steinmeier, Presidente della Repubblica Federale Tedesca. Insieme a loro anche alcuni sopravvissuti alla strage, invecchiati dagli anni ma che conservano una dignità straordinaria.
“Come Presidente federale tedesco provo solo dolore e vergogna. Mi inchino dinnanzi ai morti, a nome del mio Paese oggi vi chiedo perdono” ha detto con commozione Steinmeier. “Siamo qui per ricordare, perché la memoria richiama responsabilità. Nella Seconda guerra mondiale si toccò il fondo dell’abisso. Non è stato facile ricostruire un continente dalle macerie materiali e morali cui nazismo e fascismo l’avevano condannato. Ha richiesto coraggio e sacrificio” ha aggiunto Mattarella.
Oggi il Monte Sole è un meraviglioso Parco della Pace, percorso da sentieri suggestivi, e i ruderi della chiesa di Casaglia, dove don Ubaldo Marchioni era all’altare di Casaglia di Caprara, sono il suo luogo più commovente. Il recupero di una memoria dolorosa ha avuto come protagonista Giuseppe Dossetti, partigiano, padre costituente, politico che scelse di diventare monaco proprio qui.
“E’ accaduto, quindi può di nuovo accadere” ha ricordato Sergio Mattarella citando Primo Levi, un italiano e un ebreo che ha attraversato l’orrore di quegli anni. Un monito che impone a tutti noi di ricordare in maniera corretta.
La strage del 1944 a Marzabotto e dintorni non è stata soltanto tedesca. Decine di fascisti italiani, in quei giorni, hanno contribuito alla strage come guide, informatori e becchini. Secondo Giorgio Bocca, partigiano diventato giornalista, lo hanno fatto “da servi”. Poi la federazione fascista bolognese, e i giornali asserviti al regime (tra tutti il Resto del Carlino) hanno tentato di negare la strage.
Nello scorso marzo, dopo le celebrazioni a 80 anni del massacro delle Fosse Ardeatine, alle porte di Roma, qualcuno dei nostri smemorati governanti l’ha buttata sul nazionalista, dicendo che è stata una strage di “tedeschi” ai danni di “italiani”. Non è vero, perché alle Fosse Ardeatine, degli italiani fascisti hanno collaborato con i militari del Terzo Reich al massacro di italiani ebrei e antifascisti.
Il coraggio di Frank-Walter Steinmeier, e di altri giudici, giornalisti e politici tedeschi prima di lui, ci impone di ricordare che tra i responsabili dell’orrore di Marzabotto ci sono stati anche dei fascisti italiani. A Marzabotto, i visitatori di oggi trovano i versi che Salvatore Quasimodo ha dedicato alle vittime dell’eccidio. “La loro morte copre uno spazio immenso, / in esso uomini di ogni terra / non dimenticano Marzabotto, / il suo feroce evo / di barbarie contemporanea”. Una barbarie che potrebbe tornare.
Commenti recenti