Amatrice, la “capitale” del versante laziale della Laga, è diventata tristemente famosa in tutta Italia dopo il terremoto del 2016. Le immagini del centro storico distrutto, dei soccorsi e dei primi passi della ricostruzione hanno fatto il giro del mondo.

Al contrario che sui vicini Monti Sibillini, le strade che salgono dal capoluogo e dalle frazioni verso l’inizio dei sentieri del massiccio sono rimaste intatte o quasi. Anche nei primi mesi dopo il sisma il Monte Gorzano, “tetto” della Laga e del Lazio, è rimasto una meta frequentata. La via normale della montagna è ripida, spettacolare e panoramica.

Chi cerca una camminata più breve può fermarsi sul terrazzo naturale che ha ospitato per secoli lo Stazzo di Gorzano, una capanna di pietra utilizzata dai pastori che offre un meraviglioso panorama. La strada che sale da Capricchia al Sacro Cuore è in condizioni variabili, ma partire a piedi dalla frazione è consigliato solo a camminatori molto allenati. La speranza è di tornare in questi luoghi quando Amatrice e le sue frazioni saranno state restaurate.  

  • Dislivello: 1100 m
  • Tempo: 5.30 ore a/r
  • Difficoltà: E
  • Periodo consigliato: da giugno a ottobre

Da Amatrice si segue la statale per Campotosto, poi si devia verso la frazione di Capricchia, in buona parte crollata. Una stretta strada asfaltata, non toccata dalle scosse, costeggia le rovine, sale tra pascoli e boschi e porta a una larga sella erbosa (1384 m) da cui inizia a destra una carrareccia indicata da segnavia e cartelli. Subito dopo è il monumento del Sacro Cuore, belvedere su Amatrice.

A piedi di segue la carrareccia (segnavia 300) che entra in salita nel bosco. Dove la strada inizia a scendere la si lascia, e si sale a destra per un sentiero segnato tra i faggi. Raggiunto un valloncello si lascia a sinistra anche il sentiero per la Cascata delle Barche. Dopo aver risalito il valloncello si rientra nel bosco e si continua a mezza costa.

Oltre il prato dov’è la poco visibile sorgente Piani Fonte, si raggiunge il bivio (1559 m, 0.45 ore) da cui si si stacca a destra il sentiero per il Gorzano. Lo si segue (segnavia 365) salendo a tornanti nella fitta faggeta, poi si esce su una rampa erbosa da cui si vedono il roccioso versante meridionale di Cima Lepri e il Pizzo di Moscio.

I resti dello Stazzo di Gorzano (1882 m, 0.45 ore), danno il benvenuto su un vasto e panoramico terrazzo erboso. Il restauro del capanno di pietra, che potrebbe diventare un bivacco, è stato proposto per anni dal CAI.

Si riparte salendo in diagonale fino a raggiungere (2014 m) la cresta Ovest del Gorzano, che separa il Fosso di Valle Conca da quello di Ortanza. Lasciato a destra un sentiero che scende verso il Fosso di Ortanza, si inizia a risalire il crinale, con percorso a tratti aereo ma sempre panoramico ed elementare.

Si tocca il memoriale che ricorda un escursionista scomparso, si aggira a destra un primo cocuzzolo roccioso (2197 m), si torna in cresta, si passa a destra di un macigno e si evita comodamente anche l’elevazione successiva (2250 m). Un breve tratto in discesa porta a un’ampia sella erbosa. Il sentiero affronta direttamente l’ultimo ripido strappo, per prati e poi per ghiaie.

Badando a scegliere il percorso più comodo si raggiunge la larga vetta del Gorzano (2458 m 1.30 ore), magnifico belvedere verso i Monti della Laga, i Sibillini, il Terminillo, le Montagne Gemelle e la catena del Gran Sasso, ben visibile dal Corno Grande fino al Monte San Franco. La discesa per l’itinerario di salita richiede 2.15 ore.