La cresta più alta e spettacolare dei Monti Sibillini compie un ferro di cavallo intorno al Lago di Pilato. Il Vettore, “tetto” del massiccio, domina il bacino da est, e si affaccia con le sue imponenti pareti rocciose verso Arquata del Tronto e la Via Salaria.

Un percorso ancora più elegante segue la cresta a occidente del Lago, sulla quale si alzano la Punta di Prato Pulito, la Cima del Lago e la Cima del Redentore, la massima vetta dell’Umbria. Da questa, un crinale secondario percorso da un aereo sentierino (nella foto) conduce in breve al Pizzo del Diavolo, il cuore alpinistico dei Sibillini.

I terremoti del 2016 hanno lasciato il segno sulle strade di accesso e a Forca di presta, il rifugio degli Alpini (dell’ANA) è ancora chiuso, mentre la sezione di Ascoli Piceno del CAI ha sostituito il vecchio rifugio Zilioli, reso inagibile dal sisma, con una struttura moderna dotata di un locale sempre aperto. Per pernottare nel locale principale occorre prenotare sul sito www.rifugiozilioli.it.

E’ fondamentale ricordare che le aeree creste percorse dal sentiero sono esposte al vento, che qui può essere particolarmente violento, e ai fulmini in caso di temporale. Se c’è neve occorrono la piccozza e i ramponi, e il sentiero ha carattere alpinistico. 

  • Dislivello: da 900 a 950 m
  • Tempo: da 5.15 a 5.45 ore a/r
  • Difficoltà: E/EE
  • Periodo consigliato: da giugno a ottobre

Il valico di Forca di Presta (1536 m) si raggiunge da Arquata del Tronto o Montegallo sul versante marchigiano, o da Castelluccio o da Norcia su quello umbro. Il rifugio degli Alpini, poche centinaia di metri a sud della Forca, è inagibile.

A piedi si segue il largo sentiero sassoso (segnavia 101) che inizia dal posteggio della Forca, e sale a sinistra della cresta, in vista dei Monti della Laga e del Gran Sasso. Si traversa un pianoro, si sale un gradino ripido e ci si affaccia sul canalone della Valle Santa. Superato un pianoro si continua a destra della cresta fino a un nuovo ripiano.

Il sentiero tocca la croce che ricorda l’alpinista ascolano Tito Zilioli, qui morto nel 1961, supera la faglia che traversa il pendio e che ha destato allarme alla fine del 2016, poi tocca il pianoro erboso (2000 m) che separa il cocuzzolo del Vettoretto dai pendii della Cima di Prato Pulito. Una lunga salita in diagonale, con un tratto ripido e scomodo, porta al rifugio Zilioli (2238 m, 1.45 ore), oltre il quale è la larga Sella delle Ciàule (2240 m). Da qui si scoprono la Cima del Redentore e il Pizzo del Diavolo.

Accanto al rifugio si piega a sinistra, si traversa un pianoro ricco di stelle alpine, poi si segue la ripida traccia di sentiero che conduce alla Punta di Prato Pulito (2373 m), da cui si riscoprono Castelluccio e i suoi Piani. Oltrepassata una sella si risale alla Cima del Lago (2422 m). A sinistra della cresta si alza lo Scoglio dell’Aquila, percorso da difficili vie di arrampicata.

Una discesa più ripida, tra rocce rotte in parte spostate dal terremoto (attenzione!) porta alla impressionante Forcella del Lago (2380 m), sempre in vista dello Scoglio dell’Aquila. Si risale per un altro pendio di rocce rotte, poi si continua sul filo, a tratti aereo ma sempre facile. Con dei modesti saliscendi si raggiunge la Cima del Redentore (2448 m, 1.15 ore), che può essere la conclusione della gita.

Per raggiungere il Pizzo del Diavolo si piega a destra, e si segue una cresta ghiaiosa percorsa da un sentierino non segnato ma sempre evidente. Si inizia quasi in piano, ci si abbassa fino a una sella, e si risale brevemente fino alla cima (2410 m, 0.15 ore). Anche qui, specie nell’ultimo tratto, occorre fare attenzione ai massi resi instabili dal terremoto.

Si torna a Forca di Presta per la via di salita. Occorrono 0.15 ore dal Pizzo del Diavolo alla Cima del Redentore, e 2.15 ore da questa al punto di partenza.

Stefano Ardito Vette e sentieri dell’Appennino Centrale, idea Montagna 2019

Stefano Ardito Sentieri nel Parco dei Sibillini, Iter 2016