Uno dei castelli più famosi delle Marche sorveglia il litorale di Cattolica e Gabicce, trafficato tutto l’anno e affollatissimo in estate dai bagnanti. La Rocca di Gradara, inconfondibile a causa delle sue mura e delle sue torri, è stata edificata nelle forme attuali negli anni tra il XIII e il XIV secolo.

Dopo che ai Malatesta, che l’hanno fatta costruire, è appartenuta ai Della Rovere, agli Sforza e ai Medici. Circa un secolo dopo la costruzione della Rocca, ha vissuto a Gradara Lucrezia Borgia, una delle figure femminili più note del Rinascimento, moglie di Giovanni Sforza. La fama del fortilizio, però, si deve a Dante e alla Divina Commedia.

“Amor, ch’ha nullo amato amar perdona / mi prese del costui piacer sì forte / che, come vedi, ancor non m’abbandona”. Così, nei versi dell’Inferno, racconta la sua storia Francesca da Polenta, “donna di singolare grazia, e d’infinita beltade” secondo i cronisti del tempo.

Destinatario di tanto amore era il cognato Paolo. I due amanti furono uccisi per volere di Giovanni “lo Zoppo”, signore di Gradara e marito di Francesca. Dante, che deve inserire Paolo e Francesca tra i dannati, li presenta come simboli e campioni dell’amore.

Nel Seicento quando le signorie locali persero il loro potere, e la Romagna e le Marche entrarono nei possedimenti della Chiesa, la Rocca di Gradara fu abbandonata. A dirigerne il recupero, alla fine dell’Ottocento, fu Giuseppe Sacconi, l’architetto marchigiano che progettò il Vittoriano di Roma. All’interno, oltre alle sale e agli arredi, s’impone all’attenzione la pala della Madonna col Bambino e i Santi Stefano, Sofia e Michele Arcangelo di Giovanni Santi, padre di Raffaello.

L’anello che consigliamo, possibile in ogni momento dell’anno, offre una tranquilla passeggiata intorno alla Rocca e al borgo di Gradara.  Dei percorsi più lunghi consentono di collegarsi ai sentieri del Parco del Monte San Bartolo, che tutela uno splendido settore di litorale delle Marche. In estate è bene evitare le ore più calde della giornata.

  • Dislivello: 160 m
  • Tempo: 1.45 ore
  • Difficoltà: T
  • Periodo consigliato: tutto l’anno, in estate non nelle ore più calde

Si parte dall’ingresso della Rocca di Gradara (130 m), che può essere visitata prima o dopo la camminata. Ci si incammina in discesa lungo la strada principale del borgo, si piega a sinistra in Via Roma e si esce dalle mura accanto a un cartello che indica (guarda caso!) il Sentiero degli Innamorati.

Lo si segue verso sinistra, si costeggiano dei bar e il Teatro dell’Aria, che in estate ospita delle esibizioni di rapaci. Più avanti si scende a destra per un ampio viottolo nel bosco, e che si avvicina al traffico e al rumore della A14 Adriatica. Raggiunta una strada asfaltata, la si segue verso destra.

Senza toccare la Casa Bianchini si arriva alla frazione di Fratta (50 m). Subito prima, un viottolo sulla destra permette di raggiungere a piedi le Case Badioli, da cui inizia uno dei sentieri del Parco del Monte San Bartolo, e di proseguire verso Gabicce Mare.

Oltre Fratta si continua per una strada che scende a un nuovo bivio (16 m) dove inizia a destra un altro percorso per Gabicce. Qui si gira a sinistra, e si segue una carrareccia che sale tra i campi coltivati, un’ampia valle compresa tra l’abitato di Gradara e il crinale che accoglie le frazioni di Ciurbano e Ciurbano di Sotto.

Raggiunta la Via Fontanina (51 m) si può piegare subito a sinistra verso Gradara. Suggeriamo invece di ridiscendere verso destra, trascurare la strada per Ciurbano (Via Monte Formica) e raggiungere Via Canellina. Senza imboccarla si va a sinistra su una strada sterrata che costeggia un fosso e porta alla strada provinciale (28 m, 0.45 ore).

La si attraversa facendo attenzione alle auto, si continua in aperta campagna, per una strada sterrata che piega a sinistra. Superate le Case Gennari si lascia a destra una diramazione, si costeggiano in salita degli edifici moderni, e si sale per Via Mortola tornando alla provinciale. Si va a sinistra, poi si piega a destra sulla Via per Cattolica, rientrando a Gradara. Per Via Mercato e Via Mancini si torna al punto di partenza (0.30 ore).  

Stefano Ardito I 50 sentieri più belli delle Marche, Iter 2014