Domenica 14 aprile, verso la fine di una bella camminata sul Monte Lupone, sui Lepini, mi sono ritrovato a fare lo spazzino. Sul sentiero della via normale che sale da Campo di Segni sono stato costretto a staccare e a portar via ben 26 orribili “segnavia” realizzati da qualcuno con nastro di plastica bianco-rosso, annodati intorno ai faggi o a dei rami. Molti erano lunghi più di un metro, tutti erano perfettamente inutili perché il sentiero è sempre evidentissimo. Alcuni, annodati accanto a dei segnavia ben visibili, erano delle prese per i fondelli.
Vari escursionisti si sono congratulati per la pulizia, altri mi hanno chiesto cosa stessi facendo e perché, e dopo la mia spiegazione mi hanno dato ragione. Qualche mese fa, in autunno, ho dovuto fare lo stesso lavoro di pulizia. Quel giorno, però, sulla montagna non c’era nessun altro. Devo pensare che, a Segni o in un altro paese della zona (ma potrebbe essere anche a Roma, non so) c’è qualcuno che pensa che sporcare i boschi con la plastica sia un servizio utile per non far perdere gli escursionisti. Con la massima serenità gli dico che non è vero.
La via normale di Monte Lupone è segnata benissimo (grazie al CAI che ci lavora con passione!), ma anche su sentieri un po’ meno evidenti si può trovare la strada facendo attenzione ai segnavia e alle tracce di passaggio. E’ anche un gioco divertente, vi assicuro. Chi vuol essere sicuro al 100% di non perdersi può scaricare una traccia gpx e usarla con un navigatore o con un telefono cellulare.
Con la massima serenità ricordo al “plasticatore ignoto” (o ai “plasticatori ignoti”, o magari alle “plasticatrici”, non ho idea) che spargere del materiale plastico nei boschi non toglie solo agli altri frequentatori il piacere di sentirsi in un luogo naturale e pulito, ma è anche un illecito e un danno all’ambiente. La plastica dev’essere smaltita negli appositi cassonetti, e non certo abbandonata nei boschi o sui prati.
Qualche segnavia di questo tipo può essere usato in zone pianeggianti e di vegetazione intricata, ma non è certamente il caso. A volte si usano segnavia di plastica per gare o trail. Non mi risulta che ce ne siano sul Monte Lupone, ma in questo caso devono esserci dei “chiudifila” che dopo l’evento tolgono tutto quello che è stato messo. I Lepini, purtroppo, non sono tutelati da un Parco regionale o nazionale. Nelle aree protette, se qualcuno viene beccato da un guardiaparco, da un carabiniere forestale o (Dio non voglia!) da un cattivissimo ranger di un Parco nazionale degli USA, rischia una multa severa o una denuncia penale.
Negli ultimi decenni in Italia, in Europa e nel mondo, l’atteggiamento degli escursionisti nei confronti dell’ambiente è migliorato moltissimo. Accanto ai sentieri non si trovano quasi più immondizie, nessun disgraziato incide più il suo nome e quello della morosa con un temperino su un tronco. Vanno in controtendenza gli “zozzetti del pennellino” che scrivono nome e quota delle montagne sulle vette dell’Appennino centrale, per poi fotografarle e postare le immagini sui social.
Continuo a pensare che il “plasticatore ignoto” di Monte Lupone debba essere educato e non punito. Mi permetto però di segnalare questa vicenda al Sindaco di Segni, che in estate organizza a Campo di Segni una bella e stimolante Festa della Montagna (qualche anno fa sono stato vostro ospite, grazie ancora!) e agli amici della Compagnia dei Lepini, che molto si adoperano, da tanti anni, per promuovere queste meravigliose montagne. Magari, all’inizio del sentiero che sale verso la cima, si potrebbe installare un cartello che invita a non sporcare la montagna. I faggi del Monte Lupone non hanno bisogno di plastica!
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