L’anno orribile degli orsi dell’Appennino non si è ancora concluso. Dopo l’uccisione di Juan Carrito sulla superstrada per Roccaraso a gennaio, dopo la tragica morte della madre Amarena ammazzata a fucilate a San Benedetto dei Marsi, un faraonico progetto di ENEL Green Power, presentato nello scorso agosto, rischia di devastare le alture tra Pizzone e Castel San Vincenzo, ai piedi del selvaggio versante molisano del Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise.
“La società proponente intende realizzare un sistema di pompaggio con nuova stazione elettrica da 300 MW, da costruire in sotterraneo in grandi caverne artificiali, attraverso lo scavo di nuove gallerie del diametro fino a 6 metri tra i laghi artificiali della Montagna Spaccata e di Castel San Vincenzo” spiega un comunicato dell’associazione Salviamo l’Orso.
“Questa pazzia, partorita da un gruppo industriale che si autodefinisce “Green”, include la costruzione di circa 10 Km di gallerie, nuove strade per servire i cantieri, elettrodotti e deforestazione (per iniziare sarebbero tagliati a raso ben 11 ettari, non saremmo sorpresi se dovessero diventare il doppio o il triplo)” prosegue il testo.
Secondo Salviamo l’Orso si tratta di “un progetto devastante, i cui elaborati prevedono lo scavo di circa 1.000.000 di metri cubi di roccia da trasportare con decine e decine di camion verso i luoghi di deposito”. Una di queste dovrebbe essere “all’interno del Parco, sulle montagne delle Mainarde tra Alfedena, Pizzone, Montenero Val Cocchiara e Castel San Vincenzo, interessando in pieno sia il territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise sia la sua area contigua”.
Salviamo l’Orso e il suo presidente Stefano Orlandini invitano i cittadini a mobilitarsi contro un “progetto che ENEL ha portato avanti senza alcun coinvolgimento delle comunità locali e nel silenzio più assoluto”. Un progetto che vale circa 600 milioni di euro, quindi si capisce bene quali appetiti abbia scatenato”. “La durata dei cantieri è prevista per 5 anni, ma si è mai visto in Italia un progetto di questa portata completato entro i termini previsti? Non serve uno scienziato per ipotizzare cantieri aperti per almeno 8 anni se non 10”.
Il Molise, pressoché sconosciuto per decenni, ha iniziato negli ultimi anni a uscire dall’oblio. Una delle zone più apprezzate è proprio quella delle Mainarde, compresa dagli anni ’70 nel PNALM. Un territorio di straordinario fascino, che comprende vaste e silenziose faggete, borghi antichi, monumenti come l’abbazia di San Vincenzo a Volturno, tradizioni come la Festa del Cervo di Castelnuovo a Volturno e l’artigianato e il Festival della Zampogna di Scapoli. Un territorio dove fino a oggi i bacini artificiali e le opera annesse, a iniziare dal Lago di Castel San Vincenzo (nella foto), si sono ben inseriti in un ambiente che ospita il cervo, l’aquila e il camoscio, è che uno degli ultimi rifugi dell’orso marsicano.
“Come Salviamo l’Orso gestiamo da più di cinque anni il Museo dell’Orso a Pizzone, e siamo stati testimoni della lenta rinascita turistica di un territorio destinato a spopolarsi definitivamente. Vi lasciamo immaginare come diventerebbe la vita nei paesi, piagati dal rumore, dal traffico pesante, dalla polvere dei materiali di scavo. Un vero inferno destinato a cancellare per sempre ogni possibilità di turismo e sviluppo” prosegue il comunicato.
“Se il progetto dovesse andare avanti, tutti gli impegni presi dalle Regioni e dal Ministero per la conservazione dell’orso sarebbero stracciati. La tranquillità e il futuro turistico delle comunità di Pizzone, Alfedena e Castel San Vincenzo sarebbero compromessi per sempre” protesta Stefano Orlandini, presidente di Salviamo l’Orso.
Secondo i documenti dell’ENEL, “nei casi di accertata presenza di orsi nelle aree di cantiere” l’unico provvedimento sarebbe “riorganizzare il cronoprogramma dei lavori in base alla stagione degli accoppiamenti della specie e al periodo di allattamento”. “Un tocco di comicità involontaria che rivela l’abisso di ignoranza e la superficialità di una grande azienda che si definisce “Green” conclude Orlandini.
Salviamo l’Orso non è la sola a protestare. Contro il progetto si sono schierati la Provincia di Isernia, i Comuni interessati e decine di associazioni ambientaliste. “Come associazioni, abitanti e imprese del territorio che operano in modo sostenibile nel rispetto della natura, del paesaggio e delle comunità locali, non siamo stati minimamente interpellati, ed esprimiamo il nostro sgomento per le modalità e le tempistiche con le quali abbiamo dovuto apprendere la notizia” si legge in un comunicato promosso dal WWF Abruzzo e dal WWF Molise e firmato da decine di gruppi e associazioni.
Solo Legambiente, staccandosi dalle altre associazioni, si è dichiarata possibilista. “L’idroelettrico ed i sistemi di pompaggio sono una soluzione importante per decarbonizzare il sistema energetico italiano. Non possiamo essere contrari a prescindere a questo progetto, ma siamo convinti che sia necessario per correggere se possibile alcune criticità che presenta” scrivono i presidenti dell’associazione in Molise e in Abruzzo, Andrea De Marco e Giuseppe Di Marco
Si esprime in maniera durissima invece Luciano Sammarone, direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Già il 7 settembre, una settimana prima dell’intervento di Salviamo l’Orso, il PNALM ha espresso un “secco no al faraonico progetto depositato da ENEL Green Power al Ministero dell’Ambiente”.
Come spiega Sammarone, che è molisano di nascita, il Parco ha manifestato agli uffici del ministro Gilberto Pichetto Fratin “ben 16 criticità, dall’alterazione del ciclo delle acque all’uso degli esplosivi, dall’impatto sull’orso bruno a quello sulle acque sotterranee. Il progetto è improcedibile, perché le norme sui Parchi vietano espressamente l’alterazione del ciclo delle acque”. L’unica soluzione, conclude il direttore, è che ENEL Green Power ritiri il suo progetto.
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