La interminabile cresta settentrionale del Sirente sale dal borgo medievale di Rovere, affacciato sull’Altopiano delle Rocche, ai 2358 metri della vetta, e separa due mondi molto diversi tra loro. A destra di chi sale, terrazzi e ampi valloni assolati digradano verso la Valle d’Arano, le Gole di Celano e il Fucino, oltre il quale si alzano il Viglio e i monti del Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Dall’altra parte, la verticale e ombrosa parete Nord est della montagna precipita verso i Prati del Sirente e l’altopiano che ospita le pagliare di Tione e Fontecchio. Chi osserva dalla cresta e dalla cima, oltre la conca dell’Aquila, vede le cime innevate del Gran Sasso.
Alla fine del tratto più comodo della cresta, due piccoli rifugi offrono agli escursionisti una piacevole meta. Il minuscolo e romantico rifugio La Vecchia, costruito da un gruppo di appassionati romani, è addossato a dei grandi massi e sempre aperto.
Il rifugio di Mandra Murata (nella foto), che si incontra qualche minuto prima accanto al sentiero, è stato costruito dal Comune di Rocca di Mezzo e viene raramente aperto al pubblico. Nei pressi, tra il 2013 e il 2014, sono stati liberati i camosci riportati sul Sirente dalla Maiella, e che si sono immediatamente spostati sulle rocce e nei canaloni della parete Nord.
Il rifugio La Vecchia, sempre aperto, dev’essere lasciato pulito anche dalla neve, utilizzando una scopa e una pala a disposizione. “Sto posto nun è fatto per ‘n cretino /che zozza tutto ed è menefreghista” recita una poesia in romanesco, comprensibile da tutti. L’itinerario, anche con la neve, resta una facile camminata. Con la nebbia, nei pianori della parte centrale del percorso l’orientamento può diventare un problema.
- Dislivello: 630 metri
- Tempo: 3.30 ore a/r
- Difficoltà: WT1
- Quando andare: da dicembre a marzo (in estate è un’escursione T/E)
L’itinerario inizia dalle case più basse di Rovere (1350 m), oltre il centro visite del Parco e nei pressi di un fontanile. Chi arriva da Ovindoli deve piegare a destra alla rotatoria all’ingresso del paese, chi proviene da Rocca di Mezzo deve girare a sinistra nello stesso punto.
A piedi si segue verso destra la strada asfaltata che conduce a un casale, lo si oltrepassa e si segue il sentiero estivo (segnavia 14), spesso percorso da un’evidente pista sulla neve, che sale in diagonale verso destra costeggiando l’area faunistica del camoscio. Il tracciato sale tra radure e faggi fino a un piccolo valico, lo si attraversa, poi si continua obliquamente, affacciandosi su Ovindoli e sulle piste da sci della Magnola.
Più avanti si rientra nella faggeta, si costeggiano delle rocce, e si sale a svolte su terreno aperto. Dopo essere usciti dal bosco l’orientamento diventa meno evidente, e i cartelli e gli ometti di pietre sono quasi invisibili con la neve. Un tratto pianeggiante e una breve discesa portano a un pianoro che si attraversa verso sinistra. Si riprende a salire per larghi dossi, si supera un pendio più ripido e si raggiunge la cresta del Sirente a una sella (1910 m) che precede il Colle di Mandra Murata, e dalla quale appaiono il Corno Grande e l’intera catena del Gran Sasso.
Si scende oltre la cresta, si risale a destra in un ampio vallone, e si raggiunge il rifugio di Mandra Murata (1888 m), chiuso a chiave. Continuando in piano verso destra, e poi scendendo per qualche metro si raggiunge il piccolo e romantico rifugio La Vecchia (1880 m, 2 ore), addossato a dei massi e sempre aperto.
Se si entra nel rifugio raccomandiamo di non far entrare neve, e di richiudere bene la porta quando si riparte. La discesa per lo stesso itinerario richiede 1.30 ore.
Stefano Ardito, Angelo Monti Le 50 ciaspolate più belle d’Abruzzo, Iter Edizioni 2016
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