Un attacco autentico e potenzialmente mortale? Una finta dell’orsa seguita da una caduta rovinosa dell’uomo? Un episodio del tutto o in parte inventato? L’inchiesta deve avere i suoi tempi, ma sarebbe utile avere qualche chiarimento sulla notizia che, negli ultimi giorni del 2022, ha turbato i residenti della Ciociaria e gli appassionati di natura italiani.
Mi riferisco naturalmente alla storia raccontata da Antonio Rabbia, un trentatreenne di Ausonia, ai piedi dei Monti Aurunci, che ha raccontato di essere stato attaccato da un’orsa con cuccioli, il 21 dicembre, nei boschi di San Donato Val di Comino, mentre camminava con il suo cane Biondo.
La disavventura di Antonio Rabbia
Secondo il racconto, uscito qualche giorno più tardi su siti e quotidiani locali e nazionali, l’orsa si è alzata sulle zampe posteriori, poi “ha emesso un verso terribile” e ha attaccato Rabbia “con le fauci spalancate”, colpendolo con una zampata alla gamba sinistra e poi con un morso all’addome.
L’orsa e l’uomo sarebbero rotolati verso valle per una ventina di metri, poi la caduta sarebbe stata fermata da un albero. L’orsa, che aveva mollato la presa, sarebbe stata allontanata da Biondo.
Rabbia, quando si è accorto di essere ferito, ha inviato due messaggi vocali alla moglie e al padre, poi è riuscito a tornare alla sua auto. All’ospedale a Cassino, oltre alle ferite alla pancia, sono state identificate la frattura di due costole e una distorsione alla caviglia.
Secondo quanto riferito dalla stampa, l’avvocato di Rabbia ha chiesto un risarcimento al Parco perché nella zona non vi sono divieti di accesso. Il legale chiede anche all’Ente di chiarire se i plantigradi che vivono nell’area protetta sono tutti dotati di un microchip che consenta di seguire i loro spostamenti.
I dubbi (e l’ironia) del Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise
L’Ente Parco, in un comunicato, ha espresso i suoi dubbi sulla vicenda e sul racconto di Antonio Rabbia. Dopo aver confermato che “nella zona è stata più volte avvistata una femmina di orsa con due cuccioli dell’anno”, ha fatto notare che il cane “al guinzaglio” è stato ritrovato senza, e che il racconto contiene “molti lati oscuri”.
“Di una cosa siamo sicuri, in Appennino non è mai stata registrata nessuna aggressione da orso a una persona” prosegue il comunicato, che termina con una frecciata. “Auguriamo al sig. Rabbia una pronta guarigione e di ritrovare la giusta lucidità per raccontare un po’ meglio l’accaduto”.
Se il PNALM usa toni diplomatici e cortesi, lo stesso non vale per i suoi seguaci (o follower) sui social. Sulla pagina Facebook dell’Ente, dopo il comunicato ufficiale, si leggono centinaia di commenti che difendono l’orso e attaccano il racconto di Rabbia. I più educati usano frasi come “indagate bene e smascheratelo”, “un racconto che non sta in piedi”, “mi sa tanto di storia inventata” e “se ha voglia di popolarità che vada al Grande Fratello”. Chi vuol leggere i commenti più duri se li può leggere da solo.
Per completare (per ora) questa storia bisogna aggiungere due cose, anzi tre. La prima è che, anche se non si ricordano altri casi di aggressione agli umani, le femmine di molte specie, orso marsicano incluso, se temono un attacco ai loro cuccioli possono diventare pericolose.
La seconda è che in Trentino (dove vive l’orso bruno, più aggressivo del marsicano) le vicende degli anni scorsi hanno dimostrato che a far arrabbiare gli orsi è soprattutto la presenza dei cani. Non a caso, in tutte le aree protette con orsi, i nostri amici a quattro zampe non possono accompagnarci sui sentieri.
Confini sbagliati? No, sbagliatissimi! E pericolosi
La terza e ultima cosa è di gran lunga la più seria, ma finora non l’ha fatta notare nessuno. Il cosiddetto versante laziale del Parco (Zona di Protezione Esterna nella vecchia terminologia, Area Contigua in quella nuova) in realtà esiste solamente a parole.
Mentre la Val Canneto, la valle di Capo d’Acqua e la zona intorno ai Prati di Mezzo sono davvero protette, altre aree magnifiche e popolate dall’orso, come la Valle Inguagnera, il Vallone Lacerno e i valloni della Rocca Altiera sono fuori. In queste aree, per capirci, esistono i sentieri segnati dal Parco, ma lungo questi percorsi, o al loro inizio, Carabinieri forestali e Guardiaparco non possono fermare gli escursionisti accompagnati da cani, o che si comportano in altri modi scorretti.
Nel 2022 l’Italia della politica e dell’informazione ha celebrato i 100 anni dei Parchi d’Abruzzo, Lazio e Molise e del Gran Paradiso. Ma da allora, come nei lunghi decenni precedenti, nessun Ministro dell’Ambiente e nessun presidente della Regione Lazio si è degnato si abbassare quei confini sul crinale, che possono causare danni sia agli orsi sia agli escursionisti sprovveduti. Non so chi prenderà il posto di Nicola Zingaretti a febbraio, ma questo post è un promemoria per lui, o per lei.
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