E’ tornata la neve, è tornato alla grande lo sci. Dopo gli inverni difficili a causa del Covid-19, le Alpi sono tornate a colorarsi di bianco e ad affollarsi. Da decine di località sciistiche, dal Piemonte fino alle Dolomiti e al Friuli, arrivano immagini di un Natale all’insegna delle piste innevate. Le previsioni di una stagione da boom sembrano allungarsi da questi giorni di festa verso le settimane bianche di febbraio e di marzo.
E’ una buona notizia, ovviamente. Se molte migliaia di italiani possono permettersi le vacanze in montagna, nonostante l’aumento dei prezzi del carburante e degli skipass, significa che l’economia è meno in crisi di quanto si sia temuto fino a oggi. (In realtà la crisi esiste, e colpisce in maniera selettiva, ma questo è un altro discorso).
Il ritorno della neve sulle Alpi e degli sciatori sulle piste fa lavorare i maestri di sci, gli addetti agli impianti, i titolari e il personale di alberghi, ristoranti e rifugi, gli occupati nei servizi, dai noleggi di sci ai negozi. C’è lavoro per i maestri di sci da fondo, per le guide alpine, per tanti altri. In tutto, sono centinaia di migliaia di persone. Lo ripeto, è un motivo per brindare.
La corsa alle ultime conche intatte
C’è il rovescio della medaglia, però. La conferma che intorno allo sci continua a muoversi un giro d’affari importante, l’evidenza del cambiamento climatico in atto, la concorrenza tra Regioni, stazioni e comprensori, danno slancio ai progetti per realizzare nuovi caroselli di impianti, a quote sempre più alte.
In Valle d’Aosta si torna a parlare con insistenza di un collegamento tra Cervinia (e quindi la svizzera Zermatt) con la Val d’Ayas e il Monterosa Ski attraverso l’integro Vallone delle Cime Bianche, una vicenda che sto seguendo per Montagna.tv.
A Cortina, le proteste contro le piste aperte negli anni scorsi tra le Cinque Torri e le Tofane con il pretesto delle Olimpiadi 2026 non hanno fermato i cantieri. In Trentino sono ancora lì i progetti di nuovi impianti tra Val di Fassa e la Marmolada, che spiegano i litigi degli anni scorsi sui confini tra Province e Regioni intorno alle cime del massiccio.
Nel versante altoatesino del Parco Nazionale dello Stelvio si continua a parlare della Ortler Ronda, l’ampliamento del carosello di Solda con nuove piste e nuovi impianti ai piedi del versante più selvaggio dell’Ortles. Va da sé che la nuova struttura “federale” del Parco rende difficile opporsi allo sfascio per chi non vive e non vota tra l’alta Val Venosta e Bolzano.
Sull’Appennino, al contrario che negli scorsi inverni, la neve quest’anno non c’è. Due settimane di pioggia battente e libeccio, e le temperature primaverili di questi giorni, hanno reso inutili gli impianti per la neve artificiale di Roccaraso e Ovindoli. Ai piedi del Terminillo, le conche dove alcuni amministratori locali vorrebbero far nascere le piste del carosello TSM2 offrono ancora delle passeggiate sui prati.
Quando la neve arriverà, i costi troppo elevati e le beghe tra amministrazioni locali e privati terranno chiusi gli impianti del Terminillo “storico”, di Pietracamela e di Scanno. Quelli di Prato Selva sono da anni un ecomostro in abbandono, nel cuore del Parco Nazionale Gran Sasso-Laga.
Lazio e Abruzzo pensano solo alla discesa
Nonostante il quadro deprimente, però, le Regioni che si dividono l’Appennino centrale continuano a pensare soltanto allo sci di discesa. Il progetto di qualche impianto per “razionalizzare” le piste tra Passo Lanciano e la Maielletta si è trasformato in un carosello gigantesco e impattante. Al Gran Sasso si riparla di impianti tra la Scindarella e Monte Cristo e di una devastante strada tra Isola del Gran Sasso e i Prati di Tivo.
I politici abruzzesi, ciclicamente, tornano a parlare di unire Campo Felice con la Magnola, un collegamento senza interesse sciistico e che devasterebbe il Piano di Pezza. Il TSM2, che la Regione Lazio targata Nicola Zingaretti ha approvato in maniera timida (20 milioni di euro contro 40 richiesti, ma la spesa reale sarebbe molto più alta) potrebbe venire rilanciato dalla probabile vittoria della destra alle elezioni di febbraio.
In Italia, nonostante i festeggiamenti per i primi 100 anni dei Parchi del Gran Paradiso e d’Abruzzo, il Ministero dell’Ambiente è stato di fatto abolito, e il suo titolare si occupa solo di energia e di tariffe. In democrazia, com’è giusto, i presidenti e gli assessori regionali cambiano.
Ma per il Lazio, che da 33 anni non recepisce la legge nazionale sulle guide alpine, l’arrampicata estiva e invernale, i sentieri, le ciaspole (quando la neve c’è) e le altre attività della montagna non esistono, o sono delle scocciature da limitare. Festeggiamo il ritorno della neve sulle Alpi, ma teniamo gli occhi aperti. Buon Natale!
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