La nuova rete dei sentieri del Parco Nazionale del Vesuvio include undici itinerari segnati. Per un escursionista allenato, il percorso più bello è quello che sale ai Cognoli di Ottaviano, un’aerea vetta sul crinale del Monte Somma, il primo vulcano che si è formato e ha eruttato in questa zona.
Man mano che si sale di quota, dal sentiero, appaiono la pianura di Nola, i crinali dell’Appennino campano e i duemila metri del Matese, che segna il confine con il Molise. Dall’altra parte, oltre Castellammare di Stabia e il suo golfo, si alzano le vette frastagliate della Penisola sorrentina. Ma il vero spettacolo è a sinistra.
Oltre la profonda Valle del Gigante, che conduce al versante di Ercolano, si alza il “Gran Cono”, il Vesuvio moderno, che ha lasciato a bocca aperta generazioni di viaggiatori e scrittori. Dalla cima dei Cognoli compaiono le pareti di lava del Monte Somma, uno spicchio dell’area urbana di Napoli e, al largo, il profilo di Ischia. Il percorso, che fino alla Valle dell’Inferno segue una comoda strada sterrata, nel tratto finale utilizza una cresta a tratti aerea ma sempre elementare.
L’ITINERARIO
- Dislivello: 650 m
- Tempo: 4 ore a/r
- Difficoltà: E
- Quando andare: tutto l’anno
L’itinerario si raggiunge dal centro di Ottaviano, seguendo in auto la comoda strada asfaltata che lascia in alto e a sinistra il castello (oggi sede del Parco) e termina su un piazzale (500 m) affiancato da un ristorante.
Si continua a piedi sulla strada sterrata che sale con una lunga serie di tornanti nel bosco, poi si va a destra (nord) con una lunga rampa e si torna a sinistra fino a uno slargo dove una targa ricorda Angelo Prisco, un maresciallo della Guardia di Finanza qui ucciso da due bracconieri pochi mesi dopo l’istituzione del Parco Nazionale del Vesuvio.
Un’ultima diagonale, stavolta verso sinistra, porta alla pianeggiante Valle dell’Inferno (800 m, 1.15 ore), da cui appare proprio di fronte il “Gran Cono” del Vesuvio. A un bivio si va a destra seguendo i cartelli e i segnavia, si continua tra altissime ginestre e si raggiungono delle spettacolari formazioni di lave “a corda”” create dall’eruzione del 1929. Poco più in basso, nella roccia, si apre una fenditura lunga qualche decina di metri, in cui con un po’ di attenzione si può entrare. Sulle mappe figura come Spacco di Lava, ma la gente di Ottaviano da sempre la chiama ‘ncoppa ò taglie.
Da qui il sentiero prosegue per uno spettacolare crinale, a tratti un po’ aereo ma sempre elementare, scavalcando un paio di cocuzzoli secondari. Con magnifici panorami sul Gran Cono, la Valle del Gigante, la pianura e l’Appennino campano, si supera un un’ultima ripida rampa e si raggiunge la vetta dei Cognoli di Ottaviano (1135 m, 1 ora). Si torna per lo stesso itinerario (1.45 ore).
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