Non è facile oggi, tra il Gianicolo e Villa Doria Pamphilj, immaginare che nel 1849 qui si è combattuto davvero. Occorre sforzarsi per immaginare i soldati francesi, arrivati da Civitavecchia per la Via Aurelia, andare all’assalto verso le mura del Gianicolo. Cercavano di fermarli a fucilate i volontari di tutta Italia accorsi a difendere la Repubblica Romana.
Il primo assalto, il 30 aprile, fu respinto. Il secondo, il 3 giugno, riuscì grazie alla menzogna del generale Oudinot, che attaccò dopo aver accettato una tregua. In un mese furono rasi al suolo il Casino dei Quattro Venti e la Villa del Vascello, caddero Luciano Manara, Goffredo Mameli, Emilio Morosini, Colomba Antonietti e centinaia di volontari sconosciuti. A luglio Roma era di nuovo del Papa, e Garibaldi e i suoi fuggivano sull’Appennino.
Il Regno d’Italia, dopo il 1870, consacrò il Gianicolo al culto laico di Garibaldi, erigendo la grande statua dell’eroe a cavallo (nella foto), quella di Anita, il sacrario ai caduti del 1849 e i busti dei Garibaldini che oggi vengono vandalizzati dagli imbecilli. Nelle mura, dei tasselli in travertino permettono di riconoscere le brecce aperte dai cannoni francesi. Di recente sono stati realizzati un memoriale sul Gianicolo, e il Museo della Repubblica Romana a Porta San Pancrazio.
Ricorda quei giorni anche la toponomastica del Gianicolo e di Trastevere. Se Viale XXX Aprile e Viale Glorioso sono dedicati all’unica vittoria dei difensori di Roma, Via Dandolo, Via Morosini e Via Manara ricordano chi ha versato il suo sangue per l’Urbe. Via Goffredo Mameli è dedicata al poeta genovese il cui “Canto degli Italiani”, musicato da Michele Novaro e ribattezzato “Fratelli d’Italia”, è diventato l’inno della Repubblica Italiana.
La passeggiata sul Gianicolo può essere prolungata a Villa Doria Pamphilj e a Villa Sciarra, disegnata nei primi anni del Novecento dagli americani George e Henrietta Wurts, e nell’Orto Botanico, dell’Università La Sapienza, che comprende aree monumentali, serre storiche e zone “a tema” come il Giardino Roccioso e il Giardino Giapponese.
L’ITINERARIO
- Dislivello: 100 m
- Tempo: 2 ore
- Difficoltà: T
- Quando andare: tutto l’anno, non nelle giornate più calde
Si parte da Piazza della Rovere, tra i Lungotevere in Sassia e Gianicolense, tra la Galleria Principe Amedeo e l’omonimo Ponte. Si può lasciare l’auto nel Parking del Gianicolo.
A piedi si sale per Via del Gianicolo, Via di Sant’Onofrio e Via Urbano VIII, e si raggiungono l’omonima Piazza e poi l’Ospedale Pediatrico del Bambino Gesù. Una scalinata a sinistra permette di toccare ciò che resta della Quercia del Tasso, cara al poeta e affiancata da un anfiteatro. Più in alto si sbuca sulla Passeggiata del Gianicolo e si raggiunge il Faro costruito nel 1911 con i fondi degli italiani d’Argentina.
Oltre il monumento ad Anita Garibaldi e l’Ambasciata di Finlandia presso la Santa Sede si raggiunge il memoriale alla Costituzione del 1848. Costeggiando i primi busti dei Garibaldini (in tutto sono 84) si arriva al Piazzale del Gianicolo, sorvegliato dalla statua di Garibaldi, del 1895. Dal vicino terrazzo, ogni giorno, spara il cannone che annuncia il mezzogiorno. Nei giardini sono altri busti di Garibaldini.
Si riparte sul ramo destro della Passeggiata, che tocca il monumento ad Angelo Brunetti detto Ciceruacchio, fucilato nel 1849 in Veneto con i figli dopo la fuga da Roma. Si sbuca su Via di San Pancrazio di fronte all’omonima Porta, ricostruita con un’iscrizione che ricorda Papa Pio IX. All’interno è il Museo della Repubblica Romana.
Proseguendo su Via di San Pancrazio si costeggia la Villa del Vascello, sede del Grande Oriente d’Italia, cioè della Massoneria. Traversata la strada si entra a Villa Doria Pamphilj, e si sale a una grande aiuola e a un arco che ha preso il posto del Casino dei Quattro Venti, distrutto durante l’assedio francese. Da qui si può proseguire all’interno della Villa.
Tornati a Porta San Pancrazio, si riparte accanto alle mura del Gianicolo, dove dei tasselli in travertino consentono di riconoscere le brecce aperte nel 1849 dai cannoni francesi. Raggiunta Via Fratelli Bonnet si piega a sinistra, si passa sotto agli archi, e si entra a destra in Villa Sciarra.
All’interno, superata l’Uccelliera, si prosegue verso la Fontana Belvedere e il Casino Barberini, sede dell’Istituto Italiano di Studi Germanici. Al ritorno conviene seguire il cammino di ronda. Si torna a Via Bonnet, e si continua per Via Medici, che sale accanto alle mura e poi scende alla Fontana Paola (o “Fontanone”), del 1610-‘12, dove termina l’Acquedotto Paolo che arriva dal Lago di Bracciano. La vicina terrazza è un meraviglioso belvedere su Roma.
Si scende a destra costeggiando l’Accademia di Spagna, e si passa di fronte al monumento ai Caduti della Repubblica Romana. Poco dopo, a sinistra, si entra a San Pietro in Montorio, al cui interno è il Tempietto del Bramante, del 1502. Il piazzale davanti alla chiesa offre un ennesimo panorama.
Si scende per una scalinata, si sbuca su Via Garibaldi, e la si segue in discesa fino alla Porta Settimiana, di origine antica ma rifatta nel Medioevo. La si traversa, si segue Via della Lungara, poi si piega a sinistra fino all’Orto Botanico, che merita una visita attenta. L’imponente Palazzo Corsini ospita oggi l’Accademia dei Lincei.
Riattraversata la Porta si va a sinistra per Via di Santa Dorotea e Via di Ponte Sisto e si raggiunge Piazza Trilussa, dove sono la Fontana Paola e la statua del poeta. Di fronte è l’imbocco di Ponte Sisto. Verso destra, per Lungotevere in Sassia, si arriva a Piazza Belli e all’imbocco di Viale Trastevere. Anche i giganteschi muraglioni del Tevere sono stati ideati da Garibaldi.
Stefano Ardito Passeggiate ed escursioni a Roma e dintorni, Newton Compton, 2020
Sono un vecchio romano che si e’ emozionato leggendo il Tuo articolo.
Quella passeggiata l’ho percorsa tantissime volte la tua descrizione così precisa mi ha permesso di vederla ancora una volta
L’Eta’non mi permette più di percorrerla.
Grz.
Sapevi che se ad un romano chiedi di dove e’ non dice sono di Roma ma sono Romano?
Grz ancora.
Un saluto