Il Vado di Pezza, dove chi arriva da Rocca di Mezzo o Rovere si affaccia sull’omonimo Piano, viene normalmente traversato in auto per proseguire verso Capo di Pezza e i sentieri che conducono al rifugio Sebastiani e il Velino. Iniziano dal Vado, invece, i nuovi sentieri segnati dalla sottosezione CAI dell’Altopiano delle Rocche, che conducono al Monte delle Canelle e alle cime vicine, e che offrono piacevoli alternative ai percorsi più noti del massiccio. Nella foto la faggeta oltre lo Iaccio dei Cani, sullo sfondo il Monte delle Canelle.
Questo itinerario, comodo e ben segnato fino alla cima principale, include un tratto non segnato, ma dov’è piacevole cercare la propria via, per raggiungere il Monte di Selva Canuta, e ridiscendere verso il Piano del Ceraso. Mi auguro che le cose restino così, perché l’escursionismo libero, senza segnavia né aggeggi elettronici, è un gioco meraviglioso, istruttivo e che rispecchia lo spirito dei Parchi. D’inverno lo Iaccio dei Cani e il Monte di Selva Canuta si raggiungono senza problemi con le ciaspole, ma per il Monte delle Canelle sono necessari i ramponi.

Dislivello: 520 metri
Tempo: 3.30 ore a/r
Difficoltà: E
Quando andare: da maggio a novembre

Il Vado di Pezza (1480 m) si raggiunge in auto da Rocca di Mezzo o da Rovere. Il sentiero segnato inizia poco oltre la fine dell’asfalto, di fronte al rifugio del Lupo, all’inizio della sterrata che traversa il pianoro e al grande rifugio costruito e mai inaugurato (che spreco!) dal Comune di Rocca di Mezzo.
Il sentiero indicato dai segnavia 10F inizia da un cartello, e sale con percorso ripido ma comodo, tra affioramenti rocciosi e ginepri, con panorami sul Piano di Pezza e le vette che lo circondano, dal Costone della Cerasa fino al Costone e al Monte Rotondo. Dove la pendenza diminuisce, si continua comodamente fino alla croce dello Iaccio dei Cani (1722 m, 0.45 ore), in vista dell’Altopiano delle Rocche e del Gran Sasso.
Si continua a destra del crinale, un po’ nel bosco e un po’ tra i ginepri, poi si lasciano a sinistra delle rocce e si scende al primo valico del Malepasso. Si va a sinistra, si traversa una dolina, e si raggiunge il secondo valico (1700 m), da cui un sentiero scende a Rovere.
Si piega a destra (segnavia 10E/F), si sale con delle ripide rampe nel bosco e si continua allo scoperto, tra i ginepri, affacciandosi a su Rovere e scoprendo di fronte la Serra di Celano, il Fucino e la Magnola con le sue piste da sci. Un tratto più comodo porta alla croce di vetta del Monte delle Canelle (1811 m, 0.45 ore).
Da qui il Monte di Selva Canuta sembra a portata di mano, ma raggiungerlo direttamente include un tratto ripidissimo e pericoloso. Si torna quindi al Malepasso, si scende per qualche minuto verso il Piano di Pezza (segnavia 10E) e al termine di una valletta pianeggiante si sale a sinistra aun terrazzo panoramico.
Si va a sinistra per un sentierino tra i mughi, si entra nella faggeta, e dove il sentiero si perde si raggiunge un profondo vallone. Si continua salendo obliquamente verso destra, per via intuitiva, fino a uscire sui prati. Si sale verso il crinale, si piega a destra costeggiando il margine del bosco, e lo si traversa comodamente.
Si riesce sui prati a una larga sella (1729 m), dove si trova un sentiero indicato da ometti, che conduce a sinistra verso il Piano del Ceraso. Si sale ancora per prati e ginepri, si traversa un’altra fascia di bosco, poi si esce ancora allo scoperto. Aggirando a sinistra gli ultimi faggi si sale alla larghissima vetta del Monte di Selva Canuta (1792 m, 1 ora), ennesimo belvedere della giornata.
Si torna per la stessa via alla sella 1729 m, e qui si piega a destra (sud). Il sentiero, ora evidente, scende per un pendio, entra a sinistra nel bosco, torna a destra e si abbassa a tornanti tra i faggi fino al Piano del Ceraso (1550 m).
Qui si piega a destra, per un sentiero a mezza costa che scavalca un crinale e si perde. Scendendo sui prati e lasciando a sinistra un rifugio si raggiungono una carrareccia e poi la strada sterrata, che riporta al Vado di Pezza (1 ora). Nell’ultimo tratto si può anche passare più a sinistra, sui prati, con percorso meno polveroso e più breve.