I dati dell’emergenza Covid sono sotto gli occhi di tutti. Ed è evidente che il problema sia particolarmente serio in Campania, dove accanto a strutture sanitarie non sempre adeguate c’è l’affollamento del centro storico di Napoli, con la sua densità abitativa che non ha eguali in Europa.
Per questi motivi, le misure della Regione governata da Vincenzo De Luca per controllare l’afflusso ai centri commerciali e i locali pubblici (la cosiddetta movida) hanno certamente un senso. Non so, invece, se il divieto di spostamento tra una Provincia e l’altra possa avere una qualche efficacia contro il Covid. E’ certo, però, che rischia di uccidere la montagna.
Nella scorsa estate, valli e vette di ogni parte d’Italia (e d’Europa) hanno dimostrato di essere degli spazi di vita fondamentali. Gli escursionisti non sono di per sé “migliori” degli altri, e degli affollamenti eccessivi ci sono stati anche a media e ad alta quota. Ma il segno complessivo è evidente. Se la movida è il problema, la montagna, appenninica e alpina è la soluzione, o almeno una parte di essa.
Certo, i borghi del Cilento, del Matese e del Sannio sono diversi da quelli della Valle d’Aosta e del Trentino. Ma la corsa alla montagna (che in questo autunno non si è certamente fermata) ha avuto effetti benefici anche lì. Gli spostamenti dei residenti di Napoli, Caserta e Salerno hanno avuto un ruolo fondamentale nella ripresa economica dell’Abruzzo, a Roccaraso, a Pescasseroli e non solo. E in quella del Molise dove il turismo, prima concentrato sulle spiagge di Termoli, nell’estate del 2020 è cresciuto di oltre il 100%.
Se milioni di cittadini della Campania non potranno più attraversare i confini delle loro Province, la piccola ripresa economica della montagna appenninica, rispettosa delle regole anti-Covid, è destinata a morire. Se questa decisione sbagliata verrà ripresa da altre Regioni, non si frenerà la strage causata dalla pandemia, ma si farà certamente una strage di borghi e dei loro abitanti.
Non credo che Vincenzo De Luca e il suo staff lo abbiano fatto apposta. L’ho scritto ai tempi della strage di Rigopiano, è utile che lo ripeta ora. La classe politica italiana, sull’Appennino ma non solo, ignora completamente la montagna e chi ci vive. E ignora altrettanto completamente le esigenze e l’importanza delle centinaia di migliaia di italiani che la frequentano con rispetto e passione.
C’è stato un solo precedente, al tempo stesso pericoloso e ridicolo. Nello scorso maggio, mentre l’Italia e gli italiani si rimettevano faticosamente in moto, la Regione Lazio ha vietato gli spostamenti al di fuori dei confini provinciali. Una mossa che ha creato dei danni economici inutili nei borghi della Ciociaria e del Reatino, privati della clientela romana. E che ha creato degli affollamenti pericolosi, e completamente evitabili sui sentieri del Monte Autore, del Gennaro e delle altre (poche) vette della Provincia di Roma.
Caro De Luca, caro Zingaretti, caro ministro Speranza, so che in questi giorni avete molto da fare, per noi tutti. Ma potete, per favore, smettere di governare le vostre Regioni e l’Italia guardando solo alle città, alla movida e alle spiagge? L’Italia della montagna esiste, è magnifica, serve alla sopravvivenza di tutti. E non dev’essere sacrificata e uccisa da provvedimenti frettolosi e sbagliati.