Lo so bene, quando si parla di animali (e di tante altre cose) bisogna essere razionali. Nell’ultimo anno e mezzo mi sono occupato decine di volte di M49, l’orso fuggiasco del Trentino, per il Messaggero, per Montagna.tv e per altre testate, e credo di non aver fatto male il mio lavoro di giornalista.
Ieri, raccontando sul quotidiano romano la seconda fuga dell’orso dai recinti del Castellèr ho citato quel che mi ha detto Luigi Boitani, grande esperto di carnivori italiani e non solo. “Il rischio è che intorno all’orso in fuga si faccia del tifo da stadio. Gli animali selvatici non devono essere santificati o demonizzati, ma semplicemente gestiti”.
Con la stesa attenzione, in questo periodo, ho riportato nei miei pezzi le legittime preoccupazione degli agricoltori e degli allevatori trentini. E le posizioni di Maurizio Fugatti, presidente della Provincia Autonoma di Trento, che ha fatto dell’eliminazione di M49 e degli altri orsi “problematici” del Trentino un obiettivo politico importante.
Questo però è il mio blog, e per qualche riga mi concedo di scrivere con il cuore e non con la testa. Ricordo innanzitutto che M49, che Boitani mi ha descritto più volte come “un bullo” ha fatto dei danni ad alveari e a malghe, ha ucciso pecore, vitelli e asini (e in questo ha fatto il suo mestiere di orso), ma non ha mai torto un capello a essere umano.
Ha causato danni per qualche decina di migliaia di euro, è vero. Ma i fondi nazionali ed europei per i danni causati dagli animali protetti esistono proprio per questo, e la Provincia di Trento li eroga prima e meglio di ogni altro ente locale italiano. Per risarcire i danni causati dai conigli selvatici sull’Etna (sì, i conigli!) si spendono da decenni cifre molto maggiori.
Oggi M49 porta addosso un radiocollare, e può quindi essere controllato a distanza. La sua fuga, come mi hanno spiegato vari zoologi, se osservata e studiata, può essere uno strumento prezioso per conoscere meglio gli orsi alpini, e quindi per gestire la loro presenza sul territorio. Invece M49 è stato inseguito, fatto ostaggio di una campagna politica umana, catturato due volte. Ad aprile è stato rinchiuso in un recinto molto più piccolo di quanto ha raccontato la Provincia di Trento. Ed è anche stato castrato, per impedirgli di mettere al mondo altri orsi intraprendenti come lui.
So bene che, se ci saranno danni all’uomo, l’uccisione di M49 diventerà inevitabile. Credo però che, in questo momento, l’orso Papillon meriti una chance di vita. Da umano che ha avuto incontri pericolosi con grizzly, rinoceronti e gorilla, credo che la forza dell’orso ribelle del Trentino, come quella di leoni, balene ed elefanti, debba essere ammirata prima che temuta. Herman Melville, molti anni fa, ha dato al capodoglio Moby Dick un ruolo nella letteratura e nell’immaginario de mondo.
Forse qualcuno, in futuro, scriverà pagine altrettanto importanti su M49. La sua capacità di piegare delle sbarre di ferro da 12 millimetri è uno spettacolo (o un miracolo della natura) come la migrazione delle oche o degli gnu, o la capacità degli stambecchi di scalare pareti di roccia verticali. E gli spettacoli si ammirano, non si prendono a fucilate. Lasciate in libertà vigilata M49, amici del Trentino!