Il momento che stiamo attraversando è molto serio, e mi sembra che gli italiani si stiano comportando bene. Anche il Governo, dal presidente Conte al ministro Speranza e a tutti gli altri, nonostante qualche sbandata, sta dando una buona prova.
Se si fa un paragone con le follie di Boris Johnson, che gioca al Churchill del 1940, prevede centinaia di migliaia di morti, e manda i sudditi di Sua Maestà a bere tranquillamente una birra al pub, noi italiani siamo governati da straordinari statisti. Rispetto al sindaco di Chamonix, che invita a braccia aperte gli sciatori che arrivano dalla Lombardia, la bistrattata sindaca Raggi sembra Richelieu.
Tra le norme emanate nei giorni scorsi, però, la chiusura delle librerie mi sembra un errore molto serio. Lo dico da autore e da lettore accanito, lo dico da frequentatore di librerie ma anche da cliente assiduo di Amazon. Capiamoci, se davvero non si deve entrare in nessun negozio, la regola deve valere per tutte le categorie. Anche la pasta, la frutta e il formaggio possono essere ordinati per mail o per telefono.
Se le cose stanno in modo diverso, che senso ha permettere di vendere tabacchi, profumi, gadget elettronici e non libri? Questi giorni di blocco forzato sono un ottimo momento per leggere. Insieme alle edicole (per fortuna ancora aperte), le librerie attraversano una crisi profonda, ma sono un pilastro di democrazia e di civiltà. Riapritele, per favore!