Si parla molto, in questi giorni, del documento sulle norme di comportamento nella Riserva Naturale Monte Velino, emanato con toni molto duri, qualche settimana fa, dal Reparto Carabinieri Forestali di Castel di Sangro. Ne ho scritto ieri su Montagna.tv, la questione è stata molto discussa sui social, sembra che un dialogo tra il CAI, il GEV, i Comuni e i Carabinieri Forestali si stia aprendo, e questo mi fa piacere. Attendo, come tanti, con fiducia.
In questi giorni la neve sta tornando sul Velino e sul resto dell’Appennino. Ed è importante ricordare un divieto sbagliato e pericoloso stabilito dalla Riserva fin dalla sua istituzione trent’anni fa. Riguarda il Canalone, il grande imbuto ben visibile anche dalla A25 che sale verso la cima del Velino tra le due creste rocciose (la Sud ovest e la Sud), percorse dai sentieri CAI numero 5 e 6.
In estate il Canalino non è mai stato un percorso consigliabile, e le motivazioni del divieto (“per non danneggiare la vegetazione pioniera dei ghiaioni” possono essere condivise. D’inverno, però, il Canalone è la via normale da Sud del Velino, e la sola praticabile quando soffia una tramontana violenta.
Per questo motivo d’inverno il Canalino viene ancora percorso (io l’ho fatto varie volte), naturalmente con piccozza e ramponi, e facendo attenzione alle condizioni della neve. D’inverno la vegetazione dei ghiaioni non può subire alcun danno. A causa del divieto, però, molti escursionisti e alpinisti non prendono più in considerazione questa via, e sbagliano. Anche il nome si è in parte perso, e negli scorsi inverni ho visto definire questa via “Canalone centrale” o in altri modi.
Poco male per il nome, ma l’ignoranza può essere pericolosa. D’inverno, quando le rocce delle creste Sud ovest e Sud sono incrostate di neve e ghiaccio, il Canalino è la via più facile per salire e scendere dal Velino da Sud. Più volte, negli ultimi inverni, dei gruppi che sono scesi verso nord, attraverso il Monte e il Vallone di Sevice, in giornate di vento violento, si sono trovati a malpartito. Qualche volta è dovuto intervenire il Soccorso Alpino.
Ho scritto per la prima volta che vietare il Canalone è sbagliato nella seconda edizione (2004) di “A piedi in Abruzzo”. Nel 2011 in “Appennino bianco”, che descrive itinerari invernali, ho invitato gli alpinisti a seguirlo. Lo faccio ancora, con il massimo rispetto per la Riserva e la sua missione. Gli amministratori, sull’Appennino, si preoccupano fin troppo della sicurezza di chi va in montagna con divieti, come quelli in vigore nelle Gole di Celano e in Val di Teve. Ma su nessuna montagna del mondo, a meno che il divieto sia totale, è lecito vietare la via più facile di discesa.
L’alpinismo nelle sue forme e stili, a mio modesto parere,da quando si pratica è stato sempre un gesto di libertà,un esercizio di curiosità.Fermo restando un rigoroso rispetto delle regole,dove come e quando andare, mi sovviene di paragonare tutti gli addetti al controllo delle regole negli spazi naturali ai pompieri di Fahrenheit 451 che bruciavano i libri.L’alpinismo è come la lettura dei libri un esercizio di libertà.
Anche qui però si fa confusione tra Canalone e canalino che sono due cose distinte e separate. Stefano, devi menzionare solo la parola Canalone…il Canalino storicamente è un altro tracciato
Il Canalino, tra Velino e Cafornia, non c’entra ovviamente nulla con il Canalone. Il massiccio del Velino è il terzo dell’Appennino, la vetta del Monte Velino sarà intorno al 15° posto
Come sempre esaustivo nella visione di certi argomenti, sul frequentare l’ambiente Montano. Purtroppo, ci sono personaggi messi a dirigere “Parchi” più per piacere al politico di turno che per una loro esperienza nel “Campo”