Dal Nanga Parbat arrivano notizie terribili. Daniele Nardi e Tom Ballard, impegnati sullo Sperone Mummery, hanno chiamato per l’ultima volta il campo-base e l’Italia domenica, da un campo a 6000 metri di quota. Poi sul Nanga Parbat è sceso il silenzio.
Ieri, in una rara giornata di bel tempo, l’ufficiale di collegamento e gli assistenti dei due, dal campo-base, non sono riusciti a vedere segni di vita in parete. L’unica possibilità per sapere qualcosa è una ricognizione in elicottero.
Un velivolo militare è pronto da ieri mattina a Skardu. Con i piloti, salirà a bordo Ali Sadpara, protagonista tre anni fa della prima invernale del Nanga con Simone Moro, Tamara Lunger e Alex Txikon. Poi entra in gioco la politica.
Dopo gli scontri con l’India, il Pakistan ha chiuso il suo spazio aereo. Ieri l’ambasciatore italiano a Islamabad Stefano Pontecorvo, con il suo collega britannico, ha ottenuto il permesso per la ricognizione. Ma l’autorizzazione è arrivata tardi, e il volo, meteo permettendo è rinviato a stamattina.
Cosa accadrà nelle prossime ore non si sa. Un anno fa, sul Nanga Parbat, l’alpinista francese Elizabeth Revol è stata salvata dal kazako Denis Urubko e dal polacco Adam Bielecki, prelevati da un elicottero al campo-base del K2. Solo alpinisti già acclimatati possono partecipare a un soccorso a 6000 metri e più.
Se Nardi e Ballard non torneranno da soli al campo-base, l’unica possibilità è un altro intervento di quel tipo. Sul K2, in questi giorni, operano due spedizioni, una di russi, kazaki e altri alpinisti dell’Est, l’altra del basco Alex Txikon. La seconda montagna della Terra, però, si alza quasi sul confine conteso tra Pakistan e India. Per volare c’è bisogno che la tensione si attenui.
Conosco Daniele Nardi da anni, apprezzo la sua velocità ad alta quota (Everest, Nanga Parbat estivo, K2…), ho sempre avuto dei dubbi sul suo modo di comunicare e raccontarsi. Dopo la morte di Stefano Zavka nel 2007, durante la discesa dal K2, Daniele ha dato il peggio di sé. Ma questo non lo rende colpevole della fine della prima guida alpina dell’Umbria.
Nove anni fa, per Geo&Geo, ho raccontato la storia di Daniele Nardi in un documentario, ed è stata una bella avventura, vissuta tra i Monti Lepini, la scogliera di Gaeta e i vicoli di Sezze.
Di Tom Ballard so poco, tranne che è una star indiscussa dell’alpinismo, con una lista impressionante di salite, molte delle quali solitarie, in Dolomiti e sulle Alpi occidentali. So che anche sua madre, Alison Jane Hargreaves, nel 1995, è morta precipitando dal K2.
Attendo notizie, che arriveranno all’alba pakistana di domani (ancora notte fonda in Italia), come lo staff e la famiglia di Daniele, come Agostino Da Polenza che con la sua Ev-K2-CNR lavora per agevolare le ricognizioni e i soccorsi. Ho paura, perché tre giorni di silenzio sono lunghi, ma non rinuncio alla speranza. Forza Daniele, forza Tom!