La piramide rocciosa del Mangart, 2677 metri è la vetta più frequentata delle Alpi Giulie. Contribuisce a renderla popolare la comodità di accesso dal Passo del Predil e dal confine. La Koča na Mangrtu, inaugurata nel 1874 dalla Sezione di Villach del DÖAV con il nome di Manhardthütte, è passata nel 1922 alla Sezione di Trieste del CAI. Distrutta nella Seconda Guerra Mondiale, è stata ricostruita per la milizia di frontiera jugoslava, ed è poi passata a un’associazione slovena. La normale del Mangart, che inizia dal rifugio della Koča na Mangrtu, si svolge su terreno roccioso, ed è in parte attrezzata con cavi. Non è indispensabile l’attrezzatura da ferrata, ma inesperti e bambini devono essere assicurati con una corda. La cima offre un bel panorama sullo Jalovec, il Canin, il Piccolo Mangart di Coritenza e altre vette.

  • Dislivello: da 650 a 730 m
    Tempo: da 3.30 a 4 ore a/r
    Difficoltà: EE
  • Periodo consigliato: da fine giugno a ottobre

La conca ai piedi del Mangart e il rifugio si raggiungono in auto per la ripida strada asfaltata a pedaggio e a numero chiuso che inizia poco a est del Passo del Predil, tra Cave del Predil in Italia e Bovec (Plezzo) in Slovenia. La maggioranza degli escursionisti posteggia l’auto sulla strada (2030 m circa) poco a monte della Forcella della Lavina, accanto allo spartiacque. Se si parte a piedi dal rifugio (1906 metri) occorrono 0.15 ore di cammino in più
Il sentiero, sempre ampio ed evidente, costeggia sul versante sloveno il confine, aggira per rocce levigate la vetta del Travnik, e torna in cresta alla Forcella del Mangart (2166 m, 0.30 ore), dove ci si affaccia sul ripidissimo versante italiano, sulla Foresta di Tarvisio e sui Laghi di Fusine. Poco più in basso corre la Ferrata italiana, utilizzata negli anni in cui escursionisti e alpinisti non potevano traversare liberamente la frontiera.
Si sale per ghiaie, si lascia a destra la diramazione per la Ferrata slovena e si toccano una conca (2273 m, 0.30 ore) e la base del tratto attrezzato. Seguendo le corde fisse si supera un canalino, e poi si obliqua a sinistra, tagliando obliquamente, in territorio italiano, il versante settentrionale del Mangart.
Un sentierino sulle ghiaie riporta alla cresta di confine (2485 m, 0.30 ore). Si piega a destra, si sale per la cresta ghiaiosa, poi ci si sposta a sinistra sul versante sloveno. Una salita in diagonale, un canalino e dei tornanti portano all’amplissima vetta (2677 m, 0.30 ore). Il panorama sulle Alpi Giulie e la Foresta di Tarvisio è straordinario. La discesa richiede 1.30 ore fino alla strada, e altre 0.15 ore fino al rifugio.

Stefano Ardito Sentieri del Tarvisiano e delle Alpi Giulie, Idea Montagna 2024