“Alla fine della scuola fui assunto in fabbrica, ma cercai fin dal primo giorno di farmi licenziare”. “Non scalavo per entrare nella storia dell’alpinismo, ma solo per esplorare mondi sconosciuti dentro e fuori di me; per vedere se ne ero capace”.
Potrebbero bastare queste due citazioni, prese rispettivamente a metà e verso la fine del libro, per capire che “Eravamo immortali” (Fabbri, 414 pagine, 20 euro) non è un libro banale. D’altronde anche il suo autore, che ha compiuto i sessant’anni, non è mai stato un uomo o un alpinista banale.
Nato a Feltre, a due passi dalle Dolomiti, in una famiglia dove giravano pochi soldi e dove la montagna era sconosciuta, Maurizio Zanolla, in arte Manolo o il Mago, è diventato grazie alle sue vie straordinarie un’icona del mondo della montagna e della roccia. In questo libro racconta gli anni difficili dell’infanzia, dell’adolescenza, della scoperta (ancora con gli scarponi rigidi!) del mondo verticale.
Un libro che si legge tutto d’un fiato, dove sfila uno straordinario catalogo di compagni di cordata. E’ triste, e al tempo stesso è bello, riconoscere nell’elenco un amico che non c’è più. Grazie Manolo, ciao Icaro.
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